Benessere
Felicità? Per Olga Chiaia è anche questione di esercizio
Ci sono state settimane durante le quali mi sono interrogata a lungo su cosa fosse la felicità, dove si trovasse, come potesse declinarsi nelle nostre vite. È stato allora che mi sono imbattuta, tra i tanti film e libri, ne Il bello di uscire dagli schemi. Come farla finita con rigidità e trappole mentali e vivere flessibili e felici (Feltrinelli) e A un passo dalla felicità (Urra), pubblicazioni di Olga Chiaia, psicologa e psicoterapeuta, che vive e lavora a Piacenza. Una premessa è doverosa: queste pubblicazioni non svelano il segreto del Santo Graal, nonostante i titoli fragorosi e ammiccanti. In questi libri (le nozioni scientifiche sono mixate con stralci di canzoni, poesie e diktat dei grandi pensatori, il che me li ha fatti apprezzare parecchio) troverete soprattutto strumenti di interpretazione e conoscenza. L’approccio è critico – analitico, e penso sia per questo che sono qui a consigliarveli. Olga Chiaia affronta il sempiterno tema della relazione tra individuo e società moderna, concentrandosi sul superamento di tormenti inutili, di comportamenti stagnanti che si ripetono apaticamente e di circoli viziosi (il male).
I circoli viziosi
Un esempio di circolo vizioso è più o meno questo: siccome sono certo che nessuno mi ami, posso essere sgradevole e scostante con chicchessia. La risposta a questo atteggiamento è una profezia autoavverante (sono odioso ergo tutti mi stanno alla larga, confermando le mie paturnie). La chiave di volta, il trampolino verso una vita migliore, a partire da se stessi, sono l’ascolto attivo nel qui ed ora (chi sono, che voglio, cosa mi piace, cosa ho, chi amo, cosa mi fa sorridere, ecc.) e la consapevolezza. (“La biografia di moltissime persone mostra come anche nei vicoli ciechi si possa aprire una porta inimmaginabile. La realtà sorprende, liberazioni impreviste sono possibili”). In parole povere: visto che la mappa non è il territorio, possiamo cambiare i nostri criteri percettivi e le nostre deduzioni finali. Intervenendo sulle chiavi di lettura e l’interpretazione del circostante, introdurremo nuovi automatismi, migliori per noi e per la nostra vita.
Aprirsi al pensiero costruttivo
Capita a tutti di essere scontenti e già accorgersene è un buon risultato. Siamo spesso, e sempre di più, schiacciati da frustrazioni, senso di solitudine e inadeguatezza, desideri inespressi, subissati da messaggi più o meno espliciti che ci invitano ad essere trionfanti, sorridenti, anche se vorremmo urlare, manifestare un disagio, condividere una sconfitta. Poiché ci fanno credere che mostrarci perplessi, delusi, infelici è vergognoso, sfoderiamo maschere, dietro le quali marciamo in silenzio. Eppure, ognuno di noi, con il giusto esercizio (l’esercizio viene subito dopo la consapevolezza), può invertire la rotta di connessioni e paradigmi incrostati nella nostra corteccia cerebrale, dove allignano meccanismi o funzioni mentali cognitive complesse come:
- pensiero
- coscienza
- memoria
- concentrazione
- linguaggio
Lo psicoterapeuta interviene quando connettersi con se stessi diviene impossibile, quando si avverte il bisogno di un processo maieutico che da soli non riusciamo ad innescare. De André raccontava che scrivere l’ha salvato dal lettino di uno specialista e la stessa Olga Chiaia, elogia come cure del sé, in assenza di patologie, la scrittura, la lettura, la meditazione, i viaggi, la cucina o qualsiasi altra forma di espressione che ci dia benessere (“Gli ingredienti della felicità sono segreti e molto soggettivi, ma la base comune è fatta di un buon rapporto con se stessi, di amore e amicizia, di benessere fisico, della possibilità di esprimersi e creare. Di poter seguire la propria speciale traiettoria, anziché omologarsi a un dover essere”).
Raggiungere la serenità
Con uno stile colloquiale e spaziando da Sylvia Plath a Joni Mitchell, Olga Chiaia ci dimostra che ricercare la serenità è umano e raggiungerla, molte volte, è una questione di voglia e determinazione. Sia chiaro: questo non vuol dire che possiamo avere tutto quello che vogliamo o sogniamo. Tuttavia, possiamo trovare il modo per limitare il malessere, lavorare sui processi mentali ed emotivi (“Assomiglia a una specie di delirio privato. È una bolla, una visione parziale, chiusa e autoreferenziale, assunta come realtà”). La buona volontà può fare molto, anche se non è facile. È una sfida, dal momento che il più delle volte ci aggrappiamo proprio a quello che ci fa soffrire. Secondo Olga Chiaia, molti di noi (parla per esperienza, sulla base delle analisi dei pazienti) non sanno neanche stilare la lista delle cose che amano fare. Sanno cosa è utile o profittevole, ma non quello che li rallegra o distende (“C’è una prevalenza dell’atteggiamento punitivo verso se stessi, per educarsi, o di quello speculare, permissivo e rovinosamente indulgente. Mentre una sana gestione delle ricompense, che è sperimentalmente dimostrato essere la via più efficace per crescere, suscita difese e remore”). Bisogna allora contrastare la discesa (“Che tutti i circoli viziosi si interrompano, siete liberi! Che i circoli virtuosi vi rapiscano in una danza espansiva e felice. Che la sorpresa vi apra gli occhi e il cuore alla meraviglia! Che la luna nuova, le brezze, la luce, vi abbraccino nella dolcezza del momento presente!”) e risalire la china, giorno per giorno.
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