Benessere
Facebook che tollera i fascisti ma rimuove l’ironia
C’è una pagina, su Facebook, che è diventata famosa grazie alle pigne. Più precisamente, le pigne inserite in un determinato orifizio. E che grazie a questo leitmotiv, e alle geniali descrizioni con cui presenta i suoi appelli, ha fatto il bene di un certo numero di cani disperati, facendo ridere la rete, o almeno il popolo social che segue il Progetto Quasi (39,926 al momento della stesura di questo post).
Progetto Quasi prende il nome da Quasimodo, cane sfortunato, storpio e gobbo. E sì, da quel dosso sulla schiena che ricorda quella del Gobbo di Notre Dame, è stato ribattezzato Quasimodo. Nessuna pietà nelle parole, moltissima nelle azioni: tra le tante pagine social di animalisti e animalari, straripanti di appelli strappalacrime e adozioni del cuore, l’unico modo per distinguersi è l’ironia spiazzante, l’arte del dileggio creativo, il gusto dell’iperbole grottesca ai “danni” dei poveri cani vecchi, malati terminali, disabili e talvolta mutilati. Cani che questa associazione strappa a una morte in solitudine al canile e per cui trova cure, sostegno, famiglie adottanti. Come? Grazie al dileggio di cui sopra. Così perfetto nel creare finti culti intorno a un orrido Pincher sdentato, o nel deridere genialmente un rottame peloso con problemi di flatulenza, da generare centinaia di condivisioni, migliaia di passaparola, e alla fine quello che conta: una soluzione. Il metodo è ben spiegato in cima alla pagina in un disclaimer a uso e consumo di analfabeti cognitivi e orfani di sense of humour.
Ma l’intelligenza, si sa, è un bene raro, e tante anime candide che si dicono animaliste non riescono proprio a tollerare una bacheca senza lacrime e cuoricini, né a comprendere l’ironia. Nemmeno se, per dire, il progetto in questione è stato invitato a partecipare alla prossima edizione di Torino Spiritualità, e tanto cattivo non può essere. Così, ad ogni appello di Progetto Quasi, regolarmente scatta il commento di qualcuno che non ne capisce il senso, critica, piagnucola e viene dall’amministrazione del sito insignita del premio #pignainculo, onorificenza che regala ulteriore traffico nella pagina, è diventata logo di T shirt e, in tal modo, contribuisce ulteriormente a raccogliere fondi e aiuto per animali che, obiettivamente, in nessun altro modo avrebbero avuto tanta visibilità.
Finché non accade che una di queste suddette pigne, indignata per la descrizione troppo caustica di un “pelosetto” o, chissà, per aver ricevuto una risposta sarcastica a un proprio commento piagnone, ha segnalato a Facebook l’ultimo post di Progetto Quasi, quello di un grosso cane nero di rara bruttezza, dal naso inesistente a cui sono attaccati dei denti storti e visibili anche a bocca chiusa. Uno di quei casi disperati considerati “mostruosi” dai più ma a cui Progetto Quasi riesce *quasi* sempre a trovare casa e cure. Ed ecco che la foto, dopo avere generato traffico, un’infinità di condivisioni ed elogi inimmaginabili nelle paginette tenerelle in cui si cercano cuccioli pucciosi, viene prontamente rimossa.
Tutto il post è rimosso perché, come da copione, “Non rispetta gli standard della comunità”. Il cane è brutto. Offende la vista del visitatore medio (mica come gli appelli a bruciare gli immigrati o le foto di “quando c’era lui”). O forse l’affettuoso sfottò con cui viene descritto è considerato bullismo (mica come gli inviti a rimuovere fisicamente presidenti della Camera o i video con bambole gonfiabili al posto di cariche dello Stato). In tutti i modi, su Facebook (e non solo), chi fa del bene con ironia e senza piagnistei è, di fatto, troppo intelligente per essere compreso. Ecco, la troppa intelligenza: deve essere questo ad avere violato gli standard della comunità.
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