Benessere
Dove andranno i fumatori a fumare?
Facciamo un passo indietro, per parlare di una notizia passata un po’ in secondo piano. Il 18 gennaio il Ministro della Salute, Schillaci, ha annunciato un’ulteriore stretta possibile sul fumo, il divieto andrebbe esteso anche alle sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato, che andrebbero equiparate in tutto e per tutto alle sigarette tradizionali. Il tutto ha origine da un piano europeo contro il cancro per arrivare entro il 2040 a ridurre il numero dei fumatori a una percentuale inferiore al 5% della popolazione. In Italia c’è una lenta, ma costante crescita del consumo delle sigarette elettroniche, ecco perché il Ministro ha in programma una nuova stretta, dopo 20 anni dalla legge Sirchia.
Il provvedimento dovrebbe estendere il divieto nei luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza, non potranno più esserci sale fumatori attrezzate in locali chiusi, non più pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina.
Analizziamo un po’ di dati. In Italia secondo l’Istituto Superiore di Sanità il 24% degli over 14, pari a circa 12 milioni di persone, è un fumatore, in pratica una persona su quattro, il 2,4% usa le sigarette elettroniche e il 3,3% i prodotti a tabacco riscaldato.
Le sigarette elettroniche erano nate per ridurre il danno causato dal tabacco tradizionale, insomma una sorta di compromesso tra il “fumare” pur elettronico e il quadro di salute proprio di ogni fumatore, con la prospettiva poi di smettere definitivamente. Sempre l’Istituto Superiore di Sanità dichiara che i dati analizzati dimostrano che le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato contribuiscono alla recidiva di chi aveva smesso e non aiutano affatto a liberarsi dalla dipendenza da nicotina, pare inoltre che la maggior parte delle persone che consumano sigarette elettroniche consumi poi anche quelle tradizionali, diventando così un consumatore duale.
Tripudio dei non fumatori, reazioni positive di gruppi di mamme e genitori, dalla parte opposta l’associazione nazionale delle e-cig sostiene che non si può equiparare lo svapo al tabacco tradizionale.
La restrizione è senz’altro pesante per i fumatori, ho abbastanza primavere per ricordarmi il puzzo di fumo dopo una sera al ristorante o al cinema, odore persistente che si depositava sui vestiti o sui capelli, non sui miei che non ho più la fortuna di avere da qualche decina di anni. Un odore forse piacevole per i fumatori, un po’ meno per chi non lo era, costretto a subirlo in locali anche ristretti. È giusto non infastidire chi non ne vuole sapere del fumo passivo, è sicuramente importante proteggere la salute altrui.
Resto però perplesso, il provvedimento mi sembra eccessivo, oserei dire probabilmente poco liberale. Molti di noi, non più giovanissimi, ricorderanno la scritta che appariva sullo schermo dopo il divieto di fumare all’interno delle sale cinematografiche, tra il primo e il secondo tempo: “cinque minuti per una boccata di fumo”. A quel punto decine di fumatori si recavano tutti insieme in un luogo appositamente dedicato a sfogare il proprio vizio, preservando così gli spettatori all’interno della sala dal fumo passivo. Così come oggi le sale fumatori di un bar o di un ristorante sono frequentate da persone che coscientemente sfumazzano, sapendo il rischio che corrono. Fatico a credere che il fumo all’aperto possa poi creare danni a qualcuno. Ecco privare un fumatore adulto della libertà di fumarsi una sigaretta, in pace all’aperto mi sembra eccessivo. Fa male? Certo. Ne sono cosciente? Assolutamente. Ma quanti altri vizi ci concediamo, il vino, la carne rossa, gli alimenti ricchi di grassi, insomma concentriamoci sull’uso moderato, no all’abuso, ma no anche ai divieti tout court. Io sono un soddisfatto ex fumatore, di sigarette però, oggi fumo il toscano, rigorosamente all’aperto o nelle mie stanze, non toglietemi anche questa libertà.
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