Benessere

Commissione sull’uranio impoverito: una deflagrazione silenziosa

25 Marzo 2018

Nella recente campagna elettorale che ha visto protagonisti gli esegeti dell’onestà e garanti della salute della popolazione, non una parola è stata levata, non solo sull’art.32 della Costituzione che afferma il principio ineludibile  della salute pubblica. Ma nessuna parola è stata levata a favore della tutela degli ambienti di lavoro a rischio. Che non sono soltanto i cantieri, dove nel 2017, tra gennaio e luglio 2017 gli incidenti sul lavoro denunciati (ma non ancora riconosciuti come tali) sono stati 380.236 ( Ruffolo M. La Repubblica 17.09.2017) con mortalità annuale che sfiora i 1000 lavoratori ma quelle situazioni nelle quali i nostri militari, servitori dello Stato sono esposti a più rischi di quanto non si possa supporre. I numeri, proposti dall’Osservatorio Militare ascendono a 352 morti per effetto dell’esposizione all’uranio impoverito e oltre 7 mila i malati, colpiti prevalentemente da carcinoma polmonare.

Il nostro Parlamento non è rimasto insensibile alla questione-cardine impostata sugli effetti dell’uranio impoverito, sin dalla guerra del Kosovo nel 1999. Così sono state istituite ben 4 Commissioni d’Inchiesta a far tempo dalla XIV L. nel 2001. Ogni Legislatura si è dotata del medesimo strumento legislativo, tuttavia i dati più rilevanti che emergono sono quelli della Commissione Menapace (XV L.) da cui spicca, fra i principi enunciati, il criterio probabilistico, in base al quale, con riferimento alle patologie per le quali si ipotizzava la riconducibilità all’esposizione all’uranio impoverito, non si poteva né affermare né negare con certezza, in relazione ai risultati conseguiti dalla ricerca scientifica, un nesso direttamente causale tra l’esposizione e l’insorgere della patologia. Nella XVI L. la Commissione Costa emanava una Relazione nella quale erano insiti i contenuti del principio precauzionale e della necessità (vaccinale ad esempio). La medesima Commissione ha sempre ritenuto di attenersi allo stretto merito politico, normativo ed amministrativo, che imponeva di astenersi da qualsiasi posizione di tipo scientifico o medico, concentrandosi invece sul principio di multifattorialità causale, ossia sulla concomitanza di cause possibili riguardo all’insorgere delle patologie considerate dall’inchiesta. Ben diverse le risultanze cui arriva la IV Commissione ( XVII L. presieduta da G.P. Scanu).

Si rimanda al testo completo della Commissione Scanu, data alle stampe nel febbraio 2018, e di cui riportiamo ampli stralci. http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/022bis/023/INTERO.pdf

Pag. 7 Incipit

Mai più una penisola interdetta, mai più militari morti senza un perché.

È diventato il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo militare: un pezzo di terra del nostro Paese, di rara bellezza, che a Capo Teulada l’uomo ha dovuto vietare all’uomo; quella Penisola Delta utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi (dal 2009 al 2013 circa 24.000 tra artiglieria pesante, missili, razzi), quella penisola permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi.

Le immagini satellitari ritraggono una discarica non controllata: 30.000 crateri sino a 19-20 metri di diametro. Sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali. E l’uomo. A Foxi, frazione del comune di Sant’Anna Arresi, in prossimità delle esercitazioni militari con impiego di mezzi corazzati e con attività a fuoco comprendenti missili con raggi a lunga gittata, nel periodo 2000-2013, si registra un raddoppio della mortalità per tutte le cause e un rischio almeno tre volte maggiore di mortalità e morbosità per le malattie cardiache. E in altre aree collocate in prossimità del poligono, quali Sa Portedda e Gutturu Saidu, si rilevano eccessi per patologie respiratorie e digerenti, del sistema urinario e tumorali.

Un decreto del Ministro della difesa del 22 ottobre 2009 impose la bonifica, ma l’area continuò ad essere il bersaglio delle esercitazioni.

Non stupiscono, a questo punto, le indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari per il delitto di disastro doloso in seguito alla “presentazione di denunce da parte di cittadini di Teulada o di Sant’Anna Arresi, che segnalavano che alcuni congiunti o loro stessi avevano contratto delle gravi patologie tumorali e assumevano che ciò fosse accaduto a seguito dell’essere entrati in contatto con contaminanti diffusi dalle attività di esercitazione che si svolgevano nel poligono di Capo Teulada”. Un disastro che coinvolge il poligono Delta e il prospiciente specchio acqueo, e che risulta causato da esercitazioni militari addirittura incrementate dopo e in violazione del decreto ministeriale del 2009.

Pag.9  EMANUELE SECCI. …Rimangono lì e non vengono fatti brillare. C’è questo primo pericolo. Inoltre, ci sono 166 tonnellate di metalli, che creano le condizioni di un inquinamento da metalli pesanti”. “A seguito degli accertamenti che abbiamo effettuato, abbiamo trovato presenze radioattive. Gli accertamenti radiometrici hanno rilevato la presenza di torio, che era una componente dei missili MILAN. Mi pare che nel corso delle esercitazioni dai primi anni 1990 fino al 2004, quando sono stati tolti dalla circolazione, ne siano stati esplosi oltre 4.200”…

Pag. 64 1.4.1. Il “negazionismo” dei vertici militari

…Un primo fenomeno è rappresentato da un costante atteggiamento dei vertici inteso a fornire una visione esasperatamente ottimistica del mondo militare della sicurezza: sia sotto il profilo dei rischi, sia sotto il profilo della prevenzione, sia sotto il profilo della vigilanza “domestica”, presentata addirittura come “un esempio virtuoso”. Un atteggiamento che si è poi convertito per forza di cose in dichiarazioni di stupore nelle ipotesi in cui la Commissione ha contestato i risultati dei propri accertamenti: come a proposito delle condizioni critiche del CISAM, del CETLI, dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa…

Pag. 118 . Indagine sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare, indipendentemente dal successivo impiego del medesimo personale

La Commissione ha ricevuto nel mese di novembre 2017 la documentazione richiesta ad AIFA nella primavera 2016, riguardante le specifiche tecniche, gli studi di sicurezza e la composizione dei vaccini, comprensivi degli elementi sotto soglia. La documentazione riguarda i vaccini compresi nella profilassi vaccinale militare di cui al decreto ministeriale 31 marzo 2003 del Ministero della difesa e, cioè, vaccini che vengono somministrati a soggetti ADULTI, selezionati a mezzo di visita che accerta idoneità e buono stato di salute. Nello specifico si tratta di ben 12 inoculazioni:

vaccinazione anti meningococcica;

vaccinazione antimorbillo, parotite e rosolia;

vaccinazione anti tetano, difterite e anti polio;

vaccinazione anti epatite A + B.

vaccinazione anti varicella;

vaccinazione anti influenzale;

vaccinazione contro agenti biologici critici;*

cutireazione tubercolinica;*

vaccinazione anti febbre gialla;

vaccinazione anti encefalite giapponese;

vaccinazione antirabbica;

vaccinazione anti febbre tifoide;

vaccinazione anti colera;

chemioprofilassi antimalarica.*

La documentazione appare incompleta, sotto diversi aspetti: alcuni vaccini non contengono tutta la documentazione richiesta e per alcune malattie manca il vaccino corrispondente. Tuttavia, i dati ricevuti risultano essere di enorme interesse ai fini dell’attività della Commissione. Lo scopo della richiesta di tali dati era quello di verificare se dalla profilassi vaccinale militare, potessero configurarsi pericoli per la salute, tali da far incorrere in rischi inutili le persone sottoposte al trattamento. I singoli vaccini somministrati ai militari, che ricordiamo essere gli stessi autorizzati da AIFA per il settore civile, contengono adiuvanti, conservanti e contaminanti, nei limiti delle autorizzazioni per la commercializzazione individuale. Quando un farmaco viene autorizzato è preso in considerazione singolarmente e i parametri, nonché i criteri, per determinare la soglia oltre la quale un componente diventa tossico, sono determinati dal fatto che il farmaco sia assunto da solo. Tuttavia, nel caso di specie siamo di fronte alla somministrazione di un calendario vaccinale per la profilassi obbligatoria, e non di una vaccinazione singola, pertanto i farmaci e i loro componenti si sommano. La verifica che tale somma rispetti comunque le soglie del singolo vaccino è fondamentale, perché se così non fosse i militari sarebbero esposti ad inutili rischi di fenomeni di immunosoppressione e di reazioni avverse (causate appunto dai componenti estranei il principio attivo e dal principio attivo stesso). Sebbene la Commissione sia al corrente del fatto che le reazioni avverse differiscono tra adulti e bambini, ritiene doveroso non sottovalutare la complessiva quantità di alluminio somministrata ai militari nell’intera profilassi vaccinale, in quanto negli adulti il maggior grado di sviluppo dei sistemi immunitario e nervoso al momento della vaccinazione, e le possibili forme di autoimmunità fisiologiche, possono favorire l’induzione di reazioni di tipo linfo-proliferativo e malattie autoimmuni, come risulta dall’elencazione degli effetti indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni, contenute nelle schede tecniche elaborate dalle case farmaceutiche.

Infatti la Commissione tende a rendere centrale il problema vaccinale e lo pone come ineludibile nelle sue conclusioni qui integralmente riportate:

pag. 202 CONCLUSIONI

… la Commissione ha verificato la presenza di effetti collaterali e di reazioni avverse derivanti dalla somministrazioni dei vaccini come descritte dalle stesse aziende produttrici, e in particolare quelle riferite ai fenomeni di immunosoppressione. Ha quantificato e qualificato la presenza dei contaminanti dichiarati evidenziando quelli scatenanti fenomeni allergeni e quelli tossici per l’organismo, nonché quelli che sono causa dimostrata scientificamente di danni neurologici o che possono determinare malattie autoimmuni. Queste verifiche, effettuate su documenti elaborati dalle case farmaceutiche, devono essere ulteriormente riscontrate a mezzo di una analisi a campione dei vaccini.

La Commissione ha altresì riscontrato che tali effetti collaterali, allergici e neurotossici non possono che essere aggravati dalla somministrazione di una molteplicità dei suddetti farmaci come emerge dalle risultanze del progetto SIGNUM più volte richiamato. Ha poi iniziato a svolgere uno studio osservazionale sui militari malati di malattie neoplastiche riscontrandone l’incremento proporzionale di anno in anno. Infine ha analizzato uno studio redatto in conflitto di interessi, allo scopo dichiarato di contestare casi particolari di militari deceduti per malattie neoplastiche (alcuni dei quali oggetto di studio della commissione e di contenzioso con il Ministero), definiti “anetoddici”, e ne ha evidenziato la inattendibilità, la contraddittorietà e la non conclusività. Alla luce degli elementi raccolti, la Commissione conferma che vi sia una associazione statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfo-proliferative, e altre patologie (es. quelle autoimmuni), e la somministrazione dei vaccini secondo la profilassi vaccinale militare. La Commissione ritiene di non poter escludere il nesso di causa. La Commissione auspica che vengano censite anche altre patologie di tipo psico/fisico (stress lavoro/correlato stress da combattimento) e che quelle insorte fino ad oggi nel corpo militare delle Forze armate vengano rese disponibili per un’analisi. Suggerisce di dare seguito alla attività di ricerca iniziata coinvolgendo IGESAN e tutte le sue diramazioni territoriali, come ad esempio le CMMO (commissioni militari medico ospedaliere) per un vaglio e una valutazione di tutte le patologie (morbilità) insorte a vario titolo negli appartenenti alle Forze armate.

E si arriva dritti dritti al risarcimento per legge, la L. 210/92 e sue integrazioni (legge n. 238 del 25 luglio 1997, legge n. 362 del 14 ottobre 1999) – Il soggetto danneggiato percepisce un assegno bimestrale per tutta la vita con importi che variano da un massimo di 7.533/anno a un minimo di 6.581/anno – e infine la L. n. 229 del 29 ottobre 2005). In questa ultima è stato introdotto un ulteriore indennizzo notevolmente superiore rispetto a quello previsto dalla legge n. 210/92, al quale si somma, ed è corrisposto “per la metà al soggetto danneggiato e per l’altra metà ai congiunti che prestano o abbiano prestato al danneggiato assistenza in maniera prevalente e continuativa” (art. 1, legge 229/2005).

Questa volta non ci si è limitati alla raccomandazione del principio precauzionale, il dito alzato appare chiarissimo. La conclusione ultima è raccolta nello schema seguente che dimostra come dei 19 deputati della Commissione solo 5 siano stati rieletti, 14 non sono stati presentati o rieletti, tra cui un ex sottosegretario, Scanu, il Presidente e la Prof.ssa Carrozza, già Ministro MIUR. Ma naturalmente è una semplice coincidenza!

Fonti

Ferrara A. Quinto Pilastro, il tramonto del SSN, Bonfirraro, 2016

Ruffolo M. La ripresa delle morti sul lavoro. Nel 2017 i decessi salgono del 5,2%. La Repubblica (E&F), 17.09.2017

Osservatorio Militare http://www.osservatoriomilitare.it/category/commissione-inchiesta-uranio/xvii-legislatura/

 

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