Benessere

Come difendersi psicologicamente dall’ascensore sociale fermo?

2 Aprile 2019

Sappiamo tutti che in Italia l’ascensore sociale è bloccato, ma che conseguenze ha questo stallo sulla serenità delle persone? E come gestirlo mentalmente?

Tutti gli istituti statistici più autorevoli certificano che le classi sociali in Italia sono bloccate; inoltre i giovani adulti di oggi stanno mediamente peggio dei propri genitori. Citiamo un dato per tutti, ovvero la graduatoria europea, stilata dall’ultimo rapporto Censis, sulla percentuale di persone che hanno migliorato la propria condizione socio-economica rispetto a quella dei genitori: essa sancisce che l’Italia è all’ultimo posto, con il 23%, molto inferiore alla media Ue del 30% ma più basso anche del 26% della Lettonia e del 29% dell’Ungheria.

Questo stallo significa concretamente che tante persone non stanno vedendo realizzarsi i propri sogni lavorativi e di miglioramento delle condizioni di vita. E se da una parte è giusto non arrendersi e cercare sempre di cambiare in meglio la propria situazione, dall’altra è anche comprensibile fermarsi a riflettere su cosa comporta per il nostro benessere innanzitutto psicologico questa pesante situazione sociale di stallo. Lo abbiamo chiesto a Emanuela Mazzoni, psicologa specializzata in counseling relazionale.

Cosa vuol dire psicologicamente non riuscire a migliorare la propria situazione lavorativa e sociale?

«Siamo estremamente abituati ad associare la felicità e la realizzazione personale all’avere successo nella vita e quindi ad avere corrispondenza delle nostre aspettative, ma questo non accade quasi mai a noi, mentre si ha la sensazione che accada spesso agli altri.

La distanza incolmabile che esiste tra realizzazione di sé e il successo ha un nome: vissuto, ovvero il modo in cui la persona vive profondamente ciò che ha, ciò che ottiene, le sconfitte e le vittorie della vita».

Questo non significa di fatto “accontentarsi”?

«Voglio precisare che accontentarsi ha assunto il significato comune di lasciar perdere il proprio desiderio, mentre invece significa essere contenti e soddisfatti. Nella parola accontentare è inserita la parola contento, il cui significato latino è quello di contenere. Nello specifico, contenere la gioia, ovvero una gioia contenuta interiormente.

Quindi il modo di vivere l’insuccesso fa davvero la differenza?

«Per vissuto non intendo dire che basta fare un sorriso e tutto passa o si risolve, mi riferisco a quel lavoro interiore che la persona fa con se stessa che la porta a vivere a fondo un’occupazione lavorativa, una relazione, un obiettivo, ma sa contemporaneamente che lei stessa non è, quel lavoro, quella relazione quell’obiettivo.

Noi non siamo le nostre aspettative, noi non siamo i nostri obiettivi, né il conto in banca, né la nostra casa, né il vestito, né la coppia, né la famiglia e via dicendo. Noi possiamo individuare la nostra principale tensione interiore e poi andando in quella direzione, scegliere quali obiettivi perseguire ma dobbiamo ri-verificare periodicamente se essi siano sempre aderenti a noi stessi, alla tensione interiore ed eventualmente modificarli.

Non è detto che migliorare il proprio status sociale ed economico sia un obiettivo necessariamente da raggiungere o da desiderare. Nel nostro contesto storico e sociale, è possibile che lo status raggiunto da molti sia da ritenersi più che sufficiente e quindi perché utilizzare le proprie energie vitali in questa direzione? Non deve essere il denaro a gestire noi, ma noi a gestire il denaro».

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