Benessere

cancro: una parola da prendere sul serio e da utilizzare con cura

18 Aprile 2017

Il cancro è una malattia, una malattia molto molto seria. Una malattia che colpisce gli esseri umani, e li cambia
Il cancro non è una metafora, o un predicato nominale, per descrivere qualcosa d’altro che non sia la patologia.
Non è un sinonimo di male assoluto per raccontare i fenomeni peggiori della società; la corruzione, la criminalità organizzata, certi comportamenti della politica etc..
Questi sono problemi della comunità, non sono tumori.
Il tumore non è un concetto, è un male che ti mangia la vita.
L’uso disinvolto della parola, fuori contesto, finisce per banalizzarlo mentre, invece, ogni giorno c’è chi lotta per sconfiggerlo, per curarlo, per rendere la vita meno dolorosa e darle più dignità.

Sono i ricercatori, i medici, gli infermieri, le associazioni, i pazienti, i parenti dei pazienti.

La parola cancro va utilizzata senza timore per chiamare le cose con il proprio nome e non, disinvoltamente, per indicare altro. Questa è una conquista, non c’è più bisogno di parlare di brutto male o di male incurabile.

Il cancro è l’inferno e per descriverlo, per sapere com’è, bisogna conoscerlo e viverlo in prima persona.
Entrarci.
I politici (compresi i loro consulenti della comunicazione e i loro spin doctor) invece buttano un cancro qua una metastasi là mentre parlano nei talk show o durante i loro discorsi, senza rendersi conto di quanto male fanno, parlando di cose che non hanno provato. E se le avessero provate sarebbe anche peggio (ne ha scritto qualche tempo fa Stefania Ulivi sul corriere).

Per le neoplasie non funziona l’artificio retorico, amato da chi ci racconta la realtà con lo storytelling, per cui non ci sono problemi ma solo opportunità.
Il cancro è un problema e di opportunità, per chi lo affronta, non se ne vedono; allo stesso modo lo stroytelling presuppone solo il lieto fine che nei reparti oncologici, nonostante gli sforzi sovrumani di chi ci opera, non è sempre garantito.

Il cancro, però, si cura e si batte grazie alla ricerca. E come disse Maarten van der Weijden (medaglia d’oro alle olimpiadi di Pechino del nella 10 km di nuoto, dopo aver curato una leucemia con un trapianto di cellule staminali)
“Se volete fare qualcosa contro il cancro donate per la ricerca”.

Ha ragione, anche a me, all’Istituto dei tumori di Milano il 18 aprile 2006, hanno salvato la vita con un trapianto di midollo osseo da donatore non consanguineo per curare il mieloma. Una procedura lunga che prevede, tra l’altro, la chemio ad alte dosi e la ricerca del donatore nel registro mondiale. Oggi continuo a fare i controlli, ma sto abbastanza bene e ho una gratitudine immensa verso tutti coloro che mi hanno salvato la vita.

Dal cancro si impara a impegnarsi senza sapere se si otterrà l’unico risultato che interessa: la vita salva.
La malattia è raccontata da molte storie, alcune finite bene e altre finite e basta. In particolare ricordo la testimonianza di tre giornalisti che hanno reso pubblica la loro condizione ma non ce l’hanno fatta: Francesca e Corrado (hanno entrambi pubblicato un libro in cui hanno raccontato la loro vicenda) e Letizia che ha lasciato un messaggio audio. Tre testimonianze intense e senza alcuna retorica, asciutte. Tutte toccanti. Vanno citate proprio per dare la misura di quello di cui stiamo parlando.

L’esperienza è fortissima, si impara, o si ripassano, quali sono le cose importanti nella vita.
Non sono il fatturato, il potere, il pensare che tutto si può fare, ma la vita stessa che spesso sottomettiamo al lavoro e alla verità.

Nei centri oncologici non ci sono i mental coach o chi ti dice di credere in te stesso che poi ce la farai, sarebbero inutili. Ci sono invece persone che affrontano la diagnosi con forza d’animo e cuore insieme alla passione di chi li sta curando.
Chi sopravvive al cancro, e sono sempre di più, sa benissimo quanto conti la fortuna e lo sanno anche i medici e i ricercatori che, quotidianamente, cercano di ridurre l’incidenza del culo.
Ma, sa altrettanto bene quanto sia fastidioso sentire parlare in modo superficiale del tumore che lo ha colpito.
Quindi, per favore, basta!
Se i politici vogliono fare qualcosa per il cancro lo facciano incentivando la ricerca e predisponendo il registro dei tumori dove ancora non c’è.

il blog in cui racconto la mia esperienza con il Mieloma, un cancro del sangue

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