Memoria e Futuro

Welcome to the Cancel Politics

di Marco Di Salvo 20 Febbraio 2025

Ma vi ricordate quando, negli anni passati, principale argomento di dibattito tra gli intellettuali (da giornale) di casa nostra, e non solo, era il potenziale danno che la cancel culture poteva fare alle sorti progressive del nostro Occidente ? E come eravamo dilaniati su tematiche di tipo storico e nominalistico?

Fino a pochi mesi fa alcuni di questi difensori dei valori occidentali hanno scritto, pubblicato e promosso libri per ribadire le loro idee, forse anche per giustificare, in prospettiva, il loro voto (da expat) a favore di Donald Trump alle elezioni americane, temperato da un voto ai democratici per il Congresso, così che ne venissero moderati gli istinti più bellicosi (e si sta vedendo com’è andata a finire).

Bene, ad un mese dal suo ingresso trionfale alla Casa Bianca possiamo cominciare a fare i primi bilanci. E mi pare chiaro che chi lo ha votato per paura della cancel culture ha fatto al mondo il regalo della cancel politics. Se c’è infatti una caratteristica di questi primi 30 giorni di governo del neopresidente americano è quella di un’azione sistematica atta a cancellare qualsiasi tipo di potenziale avversario, che sia interno, tramite i decreti presidenziali firmati in continuità per provare a rimodellare a suo piacimento l’amministrazione federale, o internazionale, come dimostra il post di ieri su Zelens’kyj e su quello che succede in Ucraina (per non parlare di Mar-A-Gaza).

Per non parlare del trattamento dei media considerati ostili, lasciati fuori dalle conferenze stampa o di cui vengono stracciati gli abbonamenti per gli enti federali. Di fatto, è comprensibile: per Trump tutto quello che è successo prima del suo ritorno non esiste. Anzi, è stato un errore. Quindi lui rimedia gli errori semplicemente tirando una riga.

Nel frattempo il dibattito sulla cancel culture si è improvvisamente fermato, soffocato forse dalla quantità di riscritture della storia e dell’attualità bollinate dalla Casa Bianca. E, in questo momento, pare non ci sia nessuno in grado di fermare la sua voglia di cancellare tutto e tutti. Lo ha anche ribadito pochi giorni fa anche lui, in un post meno attenzionato rispetto a quello tanto richiamato ieri dai mezzi informazioni e dai giornali oggi relativo alle vicende ucraine.  Un post in cui Trump dice testualmente che è il presidente degli Stati Uniti che stabilisce cosa è giusto e cosa è sbagliato, a sfregio di quello che dice la Costituzione Americana e del balance of power (presunto, visto come sono andate le nomine per i posti di governo, che sempre i suddetti esperti assicuravano che sarebbero state sottoposte a severo scrutinio dalla maggioranza repubblicana e che invece hanno visto un filotto completo delle indicazioni del presidente).

Un ennesimo esempio della capacità di vedere lungo dei nostri esperti in cose americane.

 

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