Memoria e Futuro

Un vecchio paese

di Marco Di Salvo 13 Marzo 2025

Si diceva anni fa della politica, che era nelle mani dei cosiddetti Grandi Vecchi. Oggi vediamo cosa sta succedendo ad avere abbassato l’eta media dei governanti. Prima si pensava che il motivo dell’incapacità di essere up to date fosse legata all’età dei protagonisti della scena politica. Oggi sappiamo che non è così. Vecchi sono i modi pensare, la necessità di conquistare il consenso di una fetta di popolazione che si amplia (quella degli over cinquanta) e la cultura alle fondamenta di chi governa, a qualsiasi grado.

Basti confrontarsi con paesi che hanno lo stesso problema di innalzamento dell’età media della popolazione. Questo non ferma la loro capacità di guardare avanti, di vivere il futuro come conseguenza delle scelte dell’oggi, senza quel senso di precarietà che è tipico delle scelte di governo nel nostro paese.

Da noi chiunque va al governo e cerca di fare delle cose teme sempre (spesso a ragione) che chi verrà dopo di lui abbandonerà le scelte da lui compiute, impedendone la realizzazione e quindi gli eventuali risultati.

Per questo si naviga a vista, si governicchia e si perde più tempo a tentare di consolidare il proprio futuro che quello dei cittadini elettori. Le vicende degli ultimi anni sono lì a dimostrare che la vecchiaia di questo pensiero pervade ampi strati del mondo politico. E non solo. Un po’ tutti si comportano così, salvaguardando il proprio in attesa di futuri tempi grami, di fatto costruendoli con questo atteggiamento, lasciando perdere l’unica cosa che ha fatto sopravvivere le comunità nel corso dei secoli, il senso di solidarietà. Non è un caso che oramai si celebrino gli anni successivi alla seconda guerra mondiale come una sorta di Golden Age oramai impossibile da replicare, immersi come siamo ancora nella cultura dell’egoismo di stampo thacherian-reganiana.

E non c’è discorso del Presidente della Repubblica che possa curare questo virus.

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