composizione del cimitero di Modena di Aldo Rossi

L'architettura e noi

The Brutalist, l’importanza dell’autobiografia nel progetto architettonico

di Cristoforo Bono 14 Marzo 2025

Il film The Brutalist, che gira attualmente nelle sale cinematografiche, non è, ben inteso, un film sull’architettura, anche se la vicenda del protagonista trova un parallelo con la figura dell’architetto Marcel Breuer, ungherese, nato nel 1901 ed emigrato negli Stati Uniti nel 1946, autore delle famose sedie dell’epoca Bauhaus e, alla fine della sua carriera, della Sede Unesco a Parigi con Pier Luigi Nervi. È un film sulla ricerca dell’eccellenza anche nello sradicamento di un luogo, sul contrasto tra la cultura americana, rapace verso l’individualismo, e quella medio-europea; e sul tormento di una personalità, dove l’architettura ne è la metafora, plasticamente visualizzata nell’architettura brutalista che la trama del film visualizza.

Eppure, per un architetto, il film non può non far riflettere su uno dei valori, spesso sottovalutati, della progettazione architettonica: l’apporto soggettivo ai principi dell’architettura e, per così dire, autobiografico. “In altri termini se noi mettessimo in pratica quanto detto all’inizio (architettura come fatto razionale), parafrasando Raymond Russel, ‘come ho fatto alcune mie architetture’ finiremmo per affrontare questo argomento; è infatti impensabile che nel fare questa o quella architettura determinata noi non vogliamo esprimere anche qualcosa d’altro, qualcosa di nostro. Questo almeno se non siamo mediocri del tutto.”

Sono parole di Aldo Rossi, architetto che ha fatto della propria soggettività il cristallo che rifrange i frammenti della teoria e della pratica di sempre della disciplina. Anche la biografia di Rossi è entrata nelle sue architetture, specie in quelle giovanili, come il Cimitero di Modena, progettato con Gianni Braghieri, che nasce dopo luna lunga degenza in un ospedale jugoslavo, con le ossa rotte, dopo un incidente d’auto. “C’era davanti a me una finestra e vedevo solo un albero”. Occasione per meditare sull’architettura e trarne una visione “osteologica” dell’impianto cimiteriale, con al centro la grande “casa” vuota. L’architettura, nata dalla necessità, diventa autonoma e si confonde con le vicende e con la vita.

 

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