Memoria e Futuro
Sopravvissuti e sopravviventi
Ma vi ricordate quando fare i giornalisti e lavorare nella comunicazione era un mestiere? Insomma quando non si veniva elemosinati in spiccioli o visibilità ma si avevano stipendi (e qualche benefit*).
Non che fosse un lavoro che dava prestigio (si era sempre guardati con sospetto e tenuti da parte alle occasioni sociali in cui si era invitati) ma riuscivi a ottenere, dalle cose che scrivevi, uno stipendio che ti permetteva di vivere una vita dignitosa.
Ecco, quell’epoca è definitivamente finita e oggi, chi scrive, lo fa (di fatto) soltanto per alimentare l’intelligenza artificiale che al momento serve a aiutare soprattutto gli studenti di ogni ordine e grado a velocizzare i loro scritti e a non imparare nulla di quello che elaborano e consegnano come compito. Questa riflessione sul lavoro nella comunicazione potrebbe essere ampliata a qualsiasi settore della società, non solo italiana. Il problema non è legato solo a un mestiere che sparisce, come spesso è capitato durante le evoluzioni della società, ma a come e a quando questo mestiere viene sostituito da altri che diano lo stesso prestigio e la stessa soddisfazione nel farlo.
I mestieri di oggi sono tutti a risparmio, di mezzi, persone e capitale. Forse siamo arrivati ad un punto di svolta, in cui al di là delle teorie fantascientifiche del passato, che provavano a immaginare una società in cui elementi artificiali sostituivano gli esseri umani nei lavori faticosi ed essere umano voleva dire essere dedicato alla poesia, alla riflessione e alla cultura, le persone sono costrette a vagare disperatamente alla ricerca di mezzi di sostentamento accumulando lavoretti per illudersi di poter somigliare alle generazioni che le hanno precedute.
Questo spinge soprattutto le giovani generazioni a dimenticare il futuro e vivere in un eterno presente fatto di preoccupazioni e di illusioni temporanee di tranquillità economica. Sembra tutto uguale in superficie ma la scenografia mostra segni di precoce invecchiamento.
Le ultimissime generazioni stanno già facendo altro e si impegnano, sempre più spesso, in raid per ottenere le cose promesse ma che non possono comprare.
Uno scenario post apocalittico si apre davanti a noi e non ci sono, checché ne pensi il ministro dell’interno, zone rosse che possano limitare la furia e la rivolta degli ultimi.
*se avete voglia di farvi un quadro dell’epoca, leggete la gustosissima raccolta di “ricordi scordati” di Claudio Sabelli Fioretti dal titolo Amascord
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