Memoria e Futuro

Qual è la storia

di Marco Di Salvo 20 Gennaio 2025

Tempo di anniversari, di ricorrenze e di giornate della (presunta) memoria. Con gli anniversari piovono i libri in sugli scaffali, anche quelli riciclati da commemorazioni precedenti (quando, causa pandemia, non si era potuto dare spazio a sufficienza a queste opere imperdibili) e remixati per l’occasione. Ma pare che 25 anni non siano bastati per avere un’analisi storica degna di questo nome su quello che è stato certamente un protagonista della politica italiana. Tutto viene lasciato alla memorialistica personale (familiare o meno che sia) o alla “narrazione” giornalistica, viziate ambedue, com’è inevitabile, da scelte partigiane.

Col passare dei decenni questi autori (tutto o quasi giornalisti dei maggiori quotidiani italiani) nel raccontare scolorano le tinte più forti, smussano i difetti, recitano mea culpa su passati errori di valutazione (in alcuni casi figli di schieramenti oramai abbandonati) e si applicano a far rientrare comodamente il protagonista delle vicende tra i padri della nazione. Come se non lo fosse già prima, esempio perfetto della politica dei suoi anni, caratterizzata da malversazioni compiute al riparo del debito pubblico (e della divisione internazionale in blocchi contrapposti). Un eccesso di melassa che impedisce di capire davvero, a chi non fosse stato presente, come eravamo.

L’allergia alla memoria di questo paese si può rintracciare anche nelle stucchevoli (e scontate) polemiche su una serie tv, comprensibili in fondo, visto che chiediamo alle fiction di educarci e ai mezzi di informazione di intrattenerci. C’è però da notare un fatto, indiscutibile. Non sono bastati quasi cent’anni per poter fare una serie televisiva decente su un protagonista della storia del Novecento. Inoltre, sia in tv che al cinema, continuiamo a ribattere sempre sulle stesse storie e sugli stessi personaggi lontani nel tempo. Da una parte il fascismo, dall’altra il risorgimento (siciliano, così da buttarlo anche in burletta, che non si sa mai), una scelta tematica degna degli anni cinquanta del secolo scorso, quando queste vicende erano più prossime a chi le narrava.

Fa impressione lo scarto con altri paesi, ad esempio la Gran Bretagna, che già nel 2022 è stata in grado di produrre un miniserie sulle vicende del Covid legate al premier Boris Johnson. O anche alla Spagna, ai paesi latino-americani e Israele, in grado da tempo di confrontarsi con periodi storici più recenti nelle loro brillanti opere di cinema e televisione. Le ultime narrazioni filmiche “contemporaneiste” nel nostro paese sono quelle degli anni novanta, quando imperversavano i film sulle stragi di mafia e Tangentopoli. Da lì in poi tutto un passo del gambero. Quanto dovremo aspettare per avere una serie, che si spera decente, intitolata “C”?

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