Memoria e Futuro

Le lacrime degli alligatori

di Marco Di Salvo 30 Dicembre 2024

Quasi volesse essere protagonista un meme per i post di fine anno sui social, il centenario Jimmy Carter ha deciso di lasciare questo pianeta in coda al 2024.  Un’immagine simbolica, per gli Stati Uniti e forse per il mondo intero. La fine di un’era della politica americana e mondiale accompagnata dall’uscita di scena di uno dei presidenti più sottovalutati della storia. Capace, dopo aver finito il suo unico mandato, di brillare ancora per diversi decenni come portatore di pace in giro per il mondo, a dimostrazione che la presidenza per lui (e non solo, basti pensare a due suoi successori come Clinton e Obama) è stata una parentesi di una vita politica non lo zenith.

C’è un parallelo inevitabile tra la presidenza Carter e quella Biden. Ambedue eletti sulla scorta di una crisi di sistema (nel 1976 il Watergate, nel 2020 il trauma del prima mandato Trump), ambedue schiacciati dalla crisi di consenso, ma ambedue capaci di riforme che presidenti molto più omaggiati dai loro contemporanei non hanno neanche avuto modo di sfiorare, ambedue sconfitti da performer, non da politici. Reagan prima e Trump poi sono solo i frontman di politiche di cui non sono stati (e non saranno) minimamente partecipi, a differenza dei due “piccoli” presidenti democratici, che hanno segnato i loro anni (e quelli a venire) con scelte lungimiranti. Carter ha cercato di promuovere una maggiore giustizia sociale e la riforma del sistema sanitario, mentre Biden ha focalizzato la sua agenda su infrastrutture, cambiamento climatico e riforma sanitaria, come il rafforzamento dell’Affordable Care Act. Entrambi i presidenti hanno dovuto affrontare opposizioni ostruttive nei loro sforzi di attuare le proprie politiche. E questo nonostante Biden fosse noto per la sua capacità politica di insider washingtoniano.

Anche il lui viene mandato via dalla Casa Bianca sull’onda di presunti fallimenti, come accadde per Carter. E sono convinto che per lui sono già in preparazione paginate di coccodrilli riabilitativi per quando morirà. L’anno che viene temo dimostrerà che, come ha scritto Franklin Foer, il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti è stato L’Ultimo dei Politici americani. Vedremo come gli Stati Uniti (e il mondo intero) sapranno farne a meno.

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