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Memoria e Futuro
Le frontiere nel cuore
Finita l’era della paura per gli attentati in Europa collegati all’11 settembre, ogni volta che avviene un attacco dalle caratteristiche simili a quelli dell’inizio degli anni 2000, con un attentatore solitario che si schianta con un auto sulla folla, molti giornali italiani si trasformano in agenzie di viaggio e si lanciano a scoprire le rotte che hanno compiuto gli attentatori, a caccia di connessioni con il nostro paese. Di certo negli ultimi anni, il legame tra flussi migratori irregolari e rischi di radicalizzazione jihadista è emerso come una delle principali sfide per la sicurezza europea.
Banale dire che l’Italia, per la sua posizione geografica, svolge un ruolo chiave come punto di transito per migliaia di migranti diretti verso la Germania e l’Europa intera, e quindi è inevitabile che questa rotta sia stata sfruttata anche da individui legati al terrorismo islamico, come dimostrano recenti attacchi e indagini ed è stata più volte identificata come un territorio strategico per le reti jihadiste, non solo per gli sbarchi via Mediterraneo, ma anche per il traffico di documenti falsi e il finanziamento di gruppi terroristici.
Anche l’individuo che ieri ha scagliato l’auto che guidava sulla manifestazione di Monaco pare fosse sbarcato in Italia nel 2016 come minore non accompagnato, poi registrato a Reggio Calabria e Brescia prima di spostarsi irregolarmente in Germania. Nonostante il diniego della richiesta d’asilo nel 2020, è rimasto nel paese grazie a permessi temporanei, evidenziando lacune nei sistemi di controllo ed espulsione. Aveva però un regolare permesso di soggiorno e uno di lavoro, nonostante all’inizio fosse stato comunicato il contrario sui media.
Se questo è vero, allora ci troviamo di fronte ad un fattore “interno”, non è un problema di “radicale” importato, ma di radicalizzazione dovuto, molto probabilmente, alla frustrazione di una mancata integrazione. Come l’attentatore di Natale a Magdeburgo, che compie l’atto terroristico perché ritiene la Germania a rischio islamizzazione. Come incrociamo le due vicende?
E’ da sottolineare anche che la Germania ha intensificato i controlli alle frontiere, ripristinando misure temporanee ai confini con Austria, Polonia e altri paesi Schengen, rinnovato tra l’altro pochi giorni fa. Tuttavia, queste politiche, definite da alcuni come “elettorali”, non affrontano il cuore del problema: la radicalizzazione di cittadini europei o migranti regolari. E un attentato a pochi giorni dal voto rischia di orientare la scelta degli elettori tedeschi verso destra, non rendendosi conto che chiudere (a parole) le frontiere non risolverà il problema.
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