
L'architettura e noi
L’Auditorium di Praga, Bjarke Ingels sa la forza del simbolo
Lo Studio BIG completerà l’intervento di City Life a Milano: avremo modo di parlarne. Il raggruppamento di architettura BIG, con i suoi 700 dipendenti in diverse città, è ormai tra i primi nel mondo. Il suo fondatore, Bjarke Ingels, dopo avere per venti anni “fatto rotolare una palla di neve” ha ottenuto l’effetto valanga ed ora i progetti del gruppo sono tutti eccezionali: non ripetibili (e questo è il segreto). Non ripetibili ma interpretabili, perché qualcosa di nuovo si aggiunge rispetto ai “capricci” degli archistar, categoria ormai quasi desueta. Tra i loro progetti il nuovo Auditorium di Praga, che si aggiunge a quello, non tanto magico, esistente.
Esso ritrova, dopo tanto tempo, una dimensione perduta dell’architettura, quella simbolica. Per carità, non dobbiamo risalire fino al Tempio Malatestiano di Rimini di Leon Battista Alberti per ritrovarla, ma l’eredità del Funzionalismo sembrava averla cancellata. Anche il famoso auditorium di Sydney degli anni ’50, con i suoi pesanti orecchi acustici affacciati sul mare è in realtà non un discorso poetico, ma una estensione estrema proprio di quel Funzionalismo. Nel progetto in questione, invece, con chiarezza si vede la scomposizione del rigo musicale, che si traduce in passerelle aeree dove l’uomo stesso che le attraversa rappresenta le note. Certo, l’auditorium e il teatro moderno non sono più la stupenda “macchina” rinascimentale e settecentesca, ma l’acustica e i movimenti di scena sono ormai altra cosa, governati da altre macchine e simulazioni varie.
Non resta che farsi nota musicale, contro un nuovo cielo.
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