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L’aruspicina di SanRemo

di Marco Di Salvo 16 Febbraio 2025

Fino a qualche anno fa mi divertivo a stupire qualche amico giocando a prospettare il futuro del paese sulla base dei risultati del festival di Sanremo di quell’anno, a mo’ di aruspicina antica, quella fatta con le viscere di pollo ai tempi dell’impero romano. Spesso ci beccavo, per cui provo a fare lo stesso basandomi su quel poco che ho letto e sentito del Sanremo di quest’anno.

Da quanto capisco, pare abbia vinto la versione italiana del MAGA (Make America Great Again). Cos’è, se non questo, una canzone dal titolo “Balorda nostalgia”?

E di nostalgia pare essersi nutrito tutto il festival, guidato da un presentatore nero e nostalgico degli anni Settanta come un Presidente del Senato ben noto. Non poche canzoni facevano riferimento a quel periodo, sia nella versione popolare romanesca (Tony F novello Lando Fiorini) che in quella più alta “baglioniana/vendittiana/de gregoriana” (un irriconoscibile Achille Lauro) sia alla musica degli anni 80 (penso ai Comacose e al debito che hanno nei confronti di un’altra coppia come i Krisma e della loro Many Kisses o all’accenno di La Sera dei Miracoli di Lucio Dalla nel brano di Giorgia).

In sostanza un festival che, come il paese, guarda indietro e si alimenta di nostalgia per un passato che non è stato quello che si vuole raccontare e che, soprattutto, non sa come guardare avanti, nonostante i continui appelli (pelosi) ai giovani e al futuro. Chiusi a casa o dentro l’Ariston ci si illude che nulla sia cambiato, mentre intorno l’esistente scricchiola e la frana rischia di travolgere tutto e tutti.

E anche nella combinazione finale della classifica abbiamo uno specchio del nostro paese. Vincono i giovani vecchi (guardate l’estetica testuale, musicale e simbolica, sia del primo che del secondo classificato).

I professionisti un po’ attempati (Giorgia, che non ce ne voglia) prendono tanti complimenti alla voce ma niente classifica alta, tutta al maschile, come ai bei tempi.

I quarantenni che si appellano alla famiglia (Cristicchi, Brunori), altro valore tornato di moda in questi anni di crisi, suscitano emozione ma poi con l’emozione non vinci. E, nonostante gli appelli buonisti sulla cura nei confronti degli anziani, ai vecchi (Bella, Ranieri) lo smacco delle ultime posizioni assieme ad una serie di “artisti” di cui ben pochi si ricorderanno finiti questi astrusi anni.

Il messaggio finale è chiarissimo: di Giorgia che vince in Italia, in questi anni, ce ne può essere una sola…

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