Memoria e Futuro
La memoria del giorno
L’inizio del XXI secolo è stato caratterizzato dal fiorire di giornate dedicate a qualcosa, dalle cose più futili a quelle più rilevanti, come ad esempio il 27 gennaio, che diventò giornata della memoria proprio nel 2000, dopo una campagna organizzata dal settimanale Il Diario diretto da Enrico Deaglio, trasformata in legge da una proposta dell’allora senatore Furio Colombo. Svariati anni fa uno storico di vaglia come Giovanni de Luna aveva criticato l’idea della nascita di questi giorni della memoria per tutta una serie di motivazioni (a mio avviso ancora valide) per le quali è meglio essere rimandati al suo volume. Io, nel mio piccolo, la vedo un po’ come Massimo Troisi vedeva l’evoluzione dei rapporti di coppia in “Pensavo fosse amore invece era un calesse”. In sintesi, se c’è bisogno di una giornata, vuol dire che non c’è più memoria. E non sarà una giornata a farla tornare.
Bizzarra coincidenza, oggi c’è un doppio giorno della memoria che però, nel secondo caso, si trasforma nel caso di scuola della “memoria del giorno”. Infatti, nella vicenda del trentesimo anniversario del congresso di Fiuggi (che porta il MSI a trasformarsi in Alleanza Nazionale) abbiamo un perfetto esempio di come l’abuso dei ricordi personali trasfigurino la realtà dei fatti, edulcorandola nella celebrazione.
Svariate articoli e narrazioni portano la vicenda ad essere totalmente riscritta, almeno rispetto alla cronologia storica. Basta prendere ad esempio un’intervista di stamattina ad Italo Bocchino sul Corriere della Sera. Nella grande celebrazione, si invertono date, si scordano particolari essenziali, si trasfigura la realtà. Ecco la memoria che si trasforma in celebrazione del potere attuale, senza spirito critico. Fiuggi non fu la scelta di un partito che diventa “costituzionale” perché ha capito di voler essere governativo, ma di un partito governativo che fa l’ultimo strappo (alla memoria condivisa dei militanti) per restare al potere. C’è una bella differenza, a mio modo di vedere.
Un parallelo inevitabile con quello che è successo nel fine settimana in Arabia Saudita, luogo per anni oggetto di comunicati e dichiarazioni di fuoco dell’attuale presidente del Consiglio Meloni (definita, anche contro la verità storica, erede della “tradizione” di Fiuggi) contro chi si permetteva di chiacchierare con i sauditi (o di fargli da consulente) in quanto questi ultimi facevano strame dei diritti dei propri connazionali. Si è visto com’è finita, sotto la tenda di Bin Salman. Tutto dimenticato, altro che memoria.
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