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Memoria e Futuro
La mafia da bar e la coperta di Sanremo
A volte è così, ti illudi di essere incompreso nelle tue analisi sul declino (oggettivo) di un paese che invecchia e si rinsecchisce nell’anima e nel cervello senza neanche un Cristicchi che gli faccia la serenata (paracula perché sembra figlia delle analisi dell’Istat) e invece scopri che gli stessi concetti vengono espressi, a modo loro, anche a dei presunti boss delle organizzazioni criminali.
Presunti non perché essi non si siano comportati e non abbiano compiuto i crimini che gli vengono ascritti (cosa che verrà decisa da un tribunale di questa disastrata repubblica), ma perché definire boss quelli odierni, così come loro stessi si raccontano, mi pare veramente un’esagerazione. E più i media ne danno con enfasi la notizia e più leggendone i resoconti non ci si può rendere conto che questi soggetti rientrino nella categoria degli “scassapagghiari” di una volta.
Ma la crisi vissuta da queste organizzazioni è, in fondo, come quella nella politica e nell’imprenditoria italiana. Avreste visto, una trentina di anni fa, nelle prime file del Parlamento o delle associazioni datoriali i soggetti che le occupano oggi? Quanti dei protagonisti che vediamo nei prime time televisivi o nei dibattiti parlamentari non avrebbero superato gli scranni delle loro assemblee locali, in altri periodi storici?
Occhio, questa non è una tirata nostalgica (come a volte capita fare ad esimi editorialisti oggi impegnati nel denigrare le analisi dei “bossetti” di Palermo per raccontare un’Italia che, nonostante tutto, è vincente. Beati loro che ci credono…). E’ una, spero onesta, presa di coscienza dello stato in cui siamo. Nessuno rimpiange la Prima Repubblica, o la seconda del Mattarellum, ma davvero c’è chi crede che oggi sia meglio di allora? Che anche le sole energie vitali e creative siano paragonabili?
Un paese che vive oramai a tutti i livelli l’appuntamento di Sanremo come una confortevole coperta di Linus, pronto ad accettarne ogni nefandezza musicale e ad onorarlo comunque vada, solo perché ad esso è demandato lo stacco dalle angustie quotidiane per una settimana (manco fosse un baccanale dell’epoca romana) e ci illuda che nulla sia cambiato, da quando eravamo la quinta potenza economica (virtuale) mondiale. Le macerie, tutto intorno, dicono il contrario.
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