Memoria e Futuro

La lezione di Fini

di Marco Di Salvo 20 Marzo 2025

Chissà se Gianfranco Fini avrà sorriso, ieri intorno a ora di pranzo, guardando le immagini che venivano da Montecitorio. Avrebbe dovuto farlo perché niente come il comportamento dell’attuale Presidente del Consiglio assomiglia alla lezione di comunicazione politica, da oppositore, del leader degli anni novanta del movimento sociale prima e di alleanza nazionale poi.

Il ragazzo bolognese, diventato missino perché frustrato nella sua volontà di andare a vedere un film di John Wayne dai cattivi universitari comunisti che negli anni settanta picchettavano i cinema dove si proiettava Berretti Verdi, è sempre stato un maestro in due categorie della politica che la Meloni frequenta, diciamo oramai quotidianamente.

La prima è: mai dichiarare per primo, su qualsiasi tema. Gran parte della fama di Gianfranco Fini veniva considerato un leader capace di un discorso normale (a differenza di altri rappresentanti missini dell’epoca e anche del suo maestro Giorgio Almirante). Ma era una questione di metodo, non di idee. In qualsiasi dibattito televisivo era sempre quello della risposta all’intervento altrui, in questo favorito dai vari Santoro e c. che lo lasciavano fare e non avevano mai avuto l’idea, proprio per ridurre il suo ruolo (secondo loro) ma in realtà così esaltandolo, di farlo rispondere per primo alle domande che facevano ai loro ospiti.

La seconda tecnica messa in campo nel momento in cui gli avversari segnavano qualche punto nella discussione o lui era in difficoltà era quella che possiamo definire del rovesciamento del tavolo. Si discuteva di un qualsiasi tema, una finanziaria, il consolidamento della propria coalizione, la crisi di qualcosa e lui la buttava in vacca (per una più precisa definizione vedi il mio pezzo di ieri).

Né più né meno che quello che ha fatto ieri la presidente del consiglio ottenendo un ottimo risultato, visto che dall’altra parte ci sono dei dilettanti allo sbaraglio. E vecchi appassionati di storia che, non hanno altro che lacrime da opporre alle furbate della leader del governo. Lacrime che non possiamo che condividere.

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