L'arco di Ulisse
La coscienza dell’Occidente e le morti infantili di Gaza
Ci sono argomenti che non richiedono congetture elaborate, sofismi e invettive di stile. Le stime, i dati e i resoconti realistici, in questi casi, sono molto più eloquenti delle parole. Allora parto con qualche pertinente interrogativo. Quanti sono i bambini morti a Gaza? E quali sono le condizioni di quelli che ancora vi sopravvivono? Domande che non trovano una risposta nemmeno nel tragico aggiornamento del numero delle vittime palestinesi del conflitto tra Israele e Hamas, che prosegue quotidianamente in barba a qualsiasi accordo di tregua, al Diritto Internazionale, alla Convenzione dei Diritti dell’Infanzia. L’unica certezza si offre cruda nella sua orribile realtà: il prezzo più alto di questa disputa cruenta, in Medio Oriente, lo stanno pagando i bambini. Alcuni nell’immediato, con la propria vita; altri, più in là, in un futuro segnato dai traumi indelebili della violenza e la devastazione. Su 2,2 milioni di palestinesi che vivono nella striscia di Gaza, circa il 40% sono ragazzi e bambini sotto i 14 anni, mentre gli over 60 non arrivano al 5%. L’età media della popolazione, quindi, si attesta intorno ai 19 anni. Oltre che giovane, quest’area è anche molto povera. Stando alle cifre rese note dall’ONU, abbiamo un’intera popolazione che vive sotto la soglia di povertà. Una popolazione verso cui non si nutre alcun sentimento concreto di solidarietà e pietà, che viene regolarmente bombardata senza che l’Occidente alzi un dito per impedirne il massacro. Bassa età media e povertà diffusa sono i due elementi, pertanto, che caratterizzano un popolo non ritenuto meritevole di esistere da una larga parte della civiltà contemporanea. Aggiungo che 146 dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, al momento, riconoscono lo Stato di Palestina. L’Italia non è tra questi.
Secondo le Nazioni Unite, i bambini morti sotto i bombardamenti sono circa 14mila, a cui si aggiungono 25mila feriti. I dati presentati dal Ministero della Sanità palestinese sono ancora più impressionanti: 15.613 minori uccisi e 33.900 feriti dall’inizio della guerra. Solo i neonati uccisi sono 876, mentre i bambini sotto i 5 anni sono 4.110. Si tratta di numeri altissimi e angoscianti, che, purtroppo, sono destinati a salire, anche perché non si sa quanti siano i corpi sepolti dalle macerie. A rendere più dolorosa la tragedia dei bambini di Gaza è l’impossibilità di aiutarli, in quanto vige l’assurdo e crudele veto di fare arrivare aiuti umanitari nei territori assediati e bombardati. E in un inferno inenarrabile, sono i bambini più grandi a occuparsi dei fratellini più piccoli, caricandosi responsabilità da adulti. Dal 7 ottobre scorso, più di mille bambini della striscia di Gaza continuano a perdere una o entrambe le gambe in interventi di amputazione. In pratica, avviene che, ogni giorno, più di dieci bambini non potranno più desiderare di giocare a pallone o andare in bicicletta. Save The Children cita in una nota che molte di queste amputazioni sono state effettuate senza anestesia a causa della paralisi del sistema sanitario e della grave carenza di medici e infermieri, nonché di anestetici e antibiotici. La sofferenza dei bambini palestinesi è inimmaginabile per chiunque di noi, che non sentiamo le loro grida di dolore e non vediamo i loro corpi martoriati, quando, in maniera molto precaria, vengono accolti in strutture fatiscenti adibite a ospedali. E l’orrore non finisce qui, perché il solo numero dei bambini uccisi o feriti dalle bombe non è sufficiente a descrivere la terribile emergenza che stanno vivendo i giovanissimi della Striscia di Gaza. Anche per chi si salva la vita è drammatica: vi sono 20mila minorenni che non hanno una famiglia che possa proteggerli e accudirli. L’Unicef informa, poi, che il 96% delle donne e dei bambini di Gaza non riescono a soddisfare i propri bisogni nutrizionali di base. Cosa dice la mia coscienza, considerando tutto questo? È la domanda finale che pongo a me stesso, occidentale che si lava con l’acqua calda e ha un pasto assicurato tutti giorni.
Devi fare login per commentare
Accedi