Memoria e Futuro

Il tramonto della speranza

di Marco Di Salvo 3 Gennaio 2025

I due grandi vecchi della scena italiana, il papa e il presidente, hanno chiuso l’anno omaggiati, fraintesi e, in qualche caso, oltraggiati. Capita, quando si prova a dare corpo a sentimenti che non sono patrimonio comune dell’era che ci si trova a vivere.

Come la pietà per gli ultimi degli ultimi, i detenuti, che, nelle cronache che hanno raccontato l’inizio del giubileo e il discorso di fine anno di Mattarella, è stata spesso trattato come un argomento di contorno, secondario rispetto ad altri.

E dire che i due ci avevano davvero provato a renderli centrali nelle loro due “omelie”. Ma niente, la capacità “interpretativa” dei gazzettieri italiani è più forte dei vertici della chiesa e dello stato e quindi largo ad altro, anche (e soprattutto) alle misinterpretazioni. Da quelle sul patriottismo (girato a convenienza da chi commentava) a quelle sulle “paci diverse”, è tutto un ritagliare, combinare e trascinare i due vecchi dalla parte propria. Altro che giacchetta, come si diceva anni fa. Qui neanche il candido abito talare del papa viene rispettato e viene strattonato senza pietà.

Certo, ci hanno messo anche del loro, per farsi maltrattare. Soprattutto, a mio parere, dilatando l’importanza della speranza come metodo per affrontare le sfide di questi tempi. Ora, noi siamo gli ultimi a poter pontificare sul tema (divisi come siamo tra Monicelli e lo Stato Sociale, sulla definizione più corretta di speranza), ma sono proprio sicuri che, in un’era di rabbia come quella attuale, dove anche il terrorismo è ormai “fai da te”, invocare la speranza sia il modo migliore per confortare gli spiriti e renderli partecipi alle sfide delle comunità di cui si fa parte?

Il rischio di essere trattati come i nonni alla cena di Natale, quelli omaggiati per la resistenza (e sfotticchiati perché sono oramai fuori dal mondo) è palese e anzi è sempre più esplicitato. La Chiesa e lo Stato sono lì, i simboli si vedono e i loro rappresentanti più autorevoli parlano, ma nessuno li ascolta con attenzione. Forse, sono definitivamente tramontati. Come il senso comune.

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