Memoria e Futuro
Il quadro e la cornice
Oggi, 20 dicembre, è la giornata internazionale della solidarietà umana. Oggi, 20 dicembre, è anche il giorno della sentenza nei confronti dell’ex ministro dell’interno Matteo Salvini per la vicenda relativa al “sequestro” della nave Open Arms. Il pezzo potrebbe finire qui.
Invece è importante approfondire, perché il tempo passato dall’accaduto non è stato indolore, per nessuno dei protagonisti e forse neanche per noi spettatori. Vi ricordate l’estate del 2019? Il Salvini pigliatutto, con schiere di giornalisti che ne esaltavano le gesta e si preparavano ad incoronarlo come futuro presidente del consiglio di lì a poco. Sulle prime pagine dei quotidiani (che allora vendevano circa il doppio di quanto non vendano oggi) si facevano i conti di quanto sarebbe durato il governo Conte (allora senza suffisso I) e se sarebbe stato conveniente per la Lega andare ad elezioni anticipate di lì a poco. Io ricordo perfettamente le folle in attesa di un segno da Salvini, sulle spiagge dell’Adriatico. E le ricordo non perché frequentassi quelle spiagge, ma perché video, dirette e servizi sull’argomento dominavano quell’inizio estate. E nessuno poteva sfuggire al racconto di costume, alla cornice. Mentre il quadro della vicenda di quel governo restava sullo sfondo. Ci si concentrava molto sui tweet e poco sugli atti di governo, quelli “salvo intese”, li ricordate?
Gli stessi arguti analisti che ne vaticinavano i futuri successi, dopo poche settimane, davano il leader leghista per spacciato ma non per la dissennata azione di governo dell’anno fino ad allora passato ma per la vicenda Papeete. Cornice, non quadro.
E anche oggi, invece di discutere il merito delle accuse per cui è stato mandato a processo, i termini del dibattimento, le argomentazioni di accusa e difesa, si parla quasi esclusivamente di “a chi fa comodo la condanna o l’assoluzione”, con i commentatori più arguti che si lanciano in un bel “comunque vada, sarà un successo (per Salvini)”. Cornice e non quadro. un’altra volta.
E il concentrarsi sulla cornice rende chi osserva indifferente al quadro, che comporterebbe anche uno sforzo di approfondimento e di conoscenza delle cose, e rende tutti titolati a commentare, con la stessa arguzia che ritroviamo nelle curve degli stadi (e dei social). Imprigionandoci tutti, dentro una brutta cornice.
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