
L'arco di Ulisse
Il professore Orsini nel mito di Cassandra
L’esperienza empirica della guerra russo ucraina rivela, fin qui, che uno degli osservatori più attenti, avveduti e preparati che si spendono per interpretarne i risvolti, il Professore Alessandro Maria Orsini, rientra a pieno titolo nell’antico modello di colui che sa, osserva, presagisce. Orsini come Cassandra? No. Lo studioso, senza essere mantis o profetes, ha previsto gli effetti del conflitto europeo poggiandosi sulle certezze e la logica dei suoi studi, che gli permettono di avere accesso a una competenza, che tanti altri, pronunciandosi sullo stesso tema, hanno dimostrato di non avere. Nelle analisi sociologiche e geopolitiche del docente napoletano, estremamente razionali, che denotano puntualmente una lucidità rivelatrice, vi è un sintomatico sentimento di mortificazione per le sorti dell’umanità, che non solo aprono a verità non contemplate dai soliti e ripugnanti schemi propagandistici, ma mettono a disagio e provocano finanche un malessere nelle stesse persone, che, nei panni di opinionisti, giornalisti, storici e politici non sono capaci di evitare banali semplificazioni e reggere un’argomentazione complessa. Si possono avere opinioni diverse da quelle argomentate da Orsini, ma non gli si può rispondere con uno stupidissimo e saccente “ma lei in che mondo vive?” se si vuole essere minimamente all’altezza di quel ragionamento. Quasi sempre, intorno alle congetture di Orsini abbiamo assistito a delle repliche che hanno rappresentato il vuoto più totale. Diverse personalità con ruoli istituzionali, o responsabilità sociali, controbattendo le tesi del professore si sono infilate in un vicolo cieco. Perché delle due l’una: o, queste, non sono attrezzate per un confronto pertinente e di competenze, oppure agiscono in malafede, supportando la menzogna fino a sfociare nell’insulto, nella derisione e, nel peggiore dei casi, nella denigrazione.
Allora come lo si inquadra il professore Orsini all’interno del mito di Cassandra, e, soprattutto, c’entra qualcosa con la sacerdotessa amata da Apollo? Orsini, come Cassandra, è incapace di convincere gli altri e farsi credere? Non direi, anzi, Orsini rientra pienamente nella metafora di chi ha sconfitto i suoi detrattori, elargendo verità scomode, ma pur sempre verità, e facendo ricredere molti dei suoi oppositori. Ma, Orsini, come Cassandra, è stato una vox clamantis in deserto, colui che ha svelato debolezze e fragilità di una comunità, come quella italiana, condizionata da una incessante campagna ideologica contro un nemico, la Russia, che storicamente non lo è mai stato. E dalla parte di Orsini, come avviene per Cassandra, i fatti appurano la ragionevolezza e la correttezza delle previsioni. Il professore aveva avvertito in anticipo, con ampie e solide osservazioni, che alla Russia non sarebbe restato altro che invadere l’Ucraina; che la Russia avrebbe sventrato l’Ucraina, come dimostrano i tweet di Zelensky, dove questi denuncia la devastazione del suo paese operata dai soldati russi; che il rifiuto occidentale della diplomazia e l’invio indefinito delle armi senza una strategia di fuoriuscita dalla guerra avrebbe allontanato la pace invece di avvicinarla, causando una escalation sempre più tragica e severa; che le sanzioni occidentali contro la Russia non avrebbero arrestato l’invasione di Putin e causato il suo rovesciamento repentino; che la strategia di Biden, “Diplomazia zero, armi e basta”, avrebbe accresciuto il consenso dei russi verso l’invasione; che le sanzioni occidentali si sarebbero ritorte più contro l’Unione Europea che contro la Russia; che lo Stato ucraino sarebbe collassato, andando in bancarotta; che la Russia, per ogni sconfitta in battaglia avrebbe accresciuto la violenza degli attacchi; che dall’intera e incresciosa vicenda sarebbe stata l’Europa e non la Russia a uscirne politicamente più debole. Pare piuttosto accertato, pertanto, che il professore Orsini, al di là delle stesse cause legate alla guerra, abbia fornito un importante esempio, inviso a coloro che sono al soldo per travisare il vero, di come la menzogna conclamata e propagandata come verità, sia pure con mezzi potenti, possa essere smascherata, o quanto meno avversata nelle intenzioni, prima ancora che gli accadimenti ne dimostrino la natura perfida e perversa.
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