Memoria e Futuro
Il prestigio dei servitori
Velocissima, neanche avesse viaggiato su una scopa, la presidente del consiglio è volata per e dalla residenza personale del prossimo presidente degli Stati Uniti nel corso del fine settimana appena passato. E, sebbene i trombettieri di regime sono stati prontissimi a rilanciare le veline che la volevano impegnata in chissà quali accordi con lo stesso (e con il suo tutore sudafricano), a qualcuno il passaggio in Florida, subito prima dell’arrivo in Italia del presidente americano uscente per il suo ultimo viaggio di stato, è subito sembrato un tentativo di riallineamento ai desiderata del prossimo inquilino della Casa Bianca. Una spontanea offerta di disponibilità o, come scrivono i trombettieri di cui sopra, un recupero del sempreverde “prestigio internazionale” del nostro paese.
Già, il prestigio dell’Italia. Parliamone, anche retrospettivamente. Questa storia comincia da lontano, più o meno da quando viene fondata la nazione. Sin dai tempi di Cavour, infatti, il gradimento internazionale del neonato paese è stato fatto da veloci corse da un partner globale all’altro (a volte anche durante le guerre) per conquistare qualche briciola che cadeva dalle spartizioni post conflitto o dalle ricostruzioni del periodo di pace. A volte è andata bene, più spesso male.
Di certo, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il “prestigio” è voluto dire allineamento con i desideri dell’alleato a stelle e strisce. Con qualche attimo di “furbizia levantina”, vedi la “dottrina Moro” sui rapporti con il Medio Oriente e la vicenda Sigonella a tempi di Craxi (ma si vedano anche le conseguenze di queste scelte per i due protagonisti). E anche per i figli della destra neofascista, quelli che sicuramente da giovani si abbeveravano alle narrazioni anticapitalistiche (e antiamericane) di Pino Rauti è venuto il momento di baciare l’anello. La presidente del consiglio, dopo essersi fatta coccolare da “nonno Biden”, ora ha la necessità (interna ed internazionale) di riallinearsi e usa il “rapporto speciale” con il magnate sudafricano per entrare nelle grazie del 47° presidente.
Conoscendolo, questi ha apprezzato ma resterà sulle sue. Fin quando gli interessi convergeranno andrà tutto bene, al primo dissidio l’uomo sarà svelto a scaricarla. E a scaricare l’Italia in sua compagnia. In fondo, non era un fan anche di “Giuseppi”?
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