Memoria e Futuro, due cose che scarseggiano
Il delirio di impotenza
Come scriveva il buon vecchio zio Carlo (Marx) “Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi avvenimenti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Così iniziava il Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte. Ma che questo accadesse nel giro di pochi giorni, quasi contemporaneamente, forse neanche lui poteva immaginarlo.
Due vicende degli ultimi giorni, mai così diverse, sembrano in qualche modo collegate tra loro da una caratteristica comune, che mi permetto di definire “delirio di impotenza”. Da una parte un giovane americano che uccide un magnate della farmafinanza, dall’altra un giovane filosofo (con rispetto parlando) che, commentando la sentenza di condanna appena ricevuta per una vicenda di violenze psico-fisiche familiari, dice “è giusto così, colpirne uno per educarne cento.” Il delirio di impotenza è comune in questi casi, l’assumere su di sé i destini di soggetti una volta collettivi (da una parte le vittime della sanità americana, dall’altra gli abusatori) e recitare contemporaneamente la parte di carnefice e vittima.
La versione americana è sicuramente più grave: la simpatia suscitata dall’omicida americano online ha ricordato a taluni le vicende di Theodore Kaczynski (Unabomber), anche per il confuso manifesto che pare accompagnare il gesto omicida di qualche giorno fa. Ma Unabomber (del quale tra l’altro sta venendo pubblicata meritoriamente la sterminata bibliografia da D editore) era un unicum nella società americana di allora. Si può dire lo stesso di quella di oggi, in preda ai complottismi e alle storie alternative lette sui social?
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