Memoria e Futuro

I 6×3 per risorgere

di Marco Di Salvo 14 Aprile 2025

Stiamo sempre a osservare al microscopio il comportamento e le dichiarazioni dei leader (con rispetto parlando) politici italiani e stranieri ma spesso ignoriamo cosa fanno le seconde linee. Ed invece c’è tutto un mondo da osservare. Prendete quello che sta succedendo in alcune regioni meridionali, dove pare essere nata una nuova moda, quella degli auguri di Pasqua formato 6×3. Forse perché ormai la vendita dei quotidiani (anche quelli cittadini) è agli sgoccioli, non parliamo degli ascolti delle TV locali, forse perché i social alla fine non ci fanno uscire dalla nostra bolla, più facilmente perché queste installazioni bypassano le rigide norme elettorali per le competizioni prossime venture, in diverse regioni meridionali (Sicilia in testa) sono apparsi alcuni “mezzibusti” tipici da campagna elettorale, senza simboli di partito (anche perché non si mai, chissà con che lista ci si presenterà la prossima volta) ma con gli auguri per le prossime festività.

Insomma mentre il Sud Italia continua a navigare tra problemi atavici, buche stradali che sfidano la geologia e giovani in fuga più veloci di un Messia risorto, i nostri eroi politici hanno trovato la soluzione definitiva ai problemi del Mezzogiorno: manifesti di Pasqua 6×3. Perché sprecare tempo con noiosi programmi su lavoro o infrastrutture, quando puoi conquistare il cuore degli elettori con un uovo di cioccolato stilizzato e un “Buona Pasqua” in Comic Sans?

Leggendo queste notizie mi è tornato in mente Anton Jäger, che direbbe che è l’apoteosi dell’Iperpolitica: una campagna elettorale che trasforma la Pasqua – evento di rinascita – in un meme elettorale. I manifesti, con quel mix tra sacro e profano (il redentore in cielo, il politico in terra), sono la perfetta metafora di una politica che predica la resurrezione sociale, ma pratica l’arte del copincolla su cartelloni laminate.

Chissà, magari gli storici del futuro studieranno questi manifesti come prova che nel 2024 il Mezzogiorno credeva ancora al miracolo dell’investitura divina… via affissione.

Il messaggio subliminale è chiaro: “Care elettrici e cari elettori, mentre voi affrontate la fila all’ASL per avere i risultati dei vostri esami urgenti o la fuga di vostri figli a caccia di opportunità lavorative, noi vi auguriamo serenità… e intanto vi inondiamo di cartelloni per ricordarvi che esistiamo!”.

Jäger riderebbe amaro: la politica diventa una macchina di auguri stagionali, dove l’impegno si misura in metri quadri di carta più o meno patinata. Dopo Pasqua, attendiamo fiduciosi i manifesti per Ferragosto (“Buone vacanze, ma la discarica sotto casa vostra resta”), e a Natale (“Pace in Terra… o almeno in Consiglio Regionale”).

Come i necrologi sul giornale locale, che servono più ai vivi che ai defunti, i manifesti pasquali servono a ricordare ai cittadini che il politico X è ancora vivo, vegeto, e in cerca di preferenze. È una strategia da ghost politician: più sei inconsistente, più devi riempire lo spazio pubblico con la tua faccia sorridente accanto a un agnello sacrificale.

In più, perché sprecare energia a litigare su X quando puoi commissionare un manifesto con la colomba della pace? È il trionfo del low effort: niente hashtag, niente troll, solo un pensiero gentile stampato su carta riciclabile (almeno quanto il politico che fa gli auguri).

Si vocifera che nella prossima campagna elettorale campana verranno testati manifesti profumati alla pastiera, per conquistare l’elettorato goloso.

In una terra dove persino i miracoli hanno il cartellone ‘In lavorazione’, i politici giocano a fare gli auguri, sperando che nessuno noti che l’unica cosa risorta è il loro curriculum da affissioni abusive. Ma state tranquilli: dopo Pasqua, torneranno in letargo… fino alle prossime elezioni, quando scopriremo che anche la Festa della Mamma ha un potenziale elettorale.

PS: Se Jäger leggesse queste notizie, probabilmente aggiornerebbe il suo libro con un capitolo: “La politica come arte sacra: quando i manifesti sostituiscono i programmi (e gli elettori applaudono)”.

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