Memoria e Futuro
I riconvertiti
Siamo alla vigilia di un cambio forse epocale della politica dell’Unione Europea. Un’alleanza Nata sotto l’auspicio e con l’obiettivo della pace perpetua kantiana che trova (forse) la forza di unificazione sull’aumento delle spese militari non è un bel segnale. Anche perché non sappiamo se effettivamente troverà questa punto di unione, visto i distinguo sempre più numerosi dentro i paesi e tra i governi.
Ma nel frattempo c’è chi, in prospettiva, tira un sospiro di sollievo. Sono i produttori automobilistici che, dopo un periodo di vacche magre dovute principalmente alle politiche green dell’UE, si preparano a rimpinzare i propri bilanci con la conversione della produzione per il settore militare. Il legame tra industria automobilistica e difesa non è nuovo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, colossi come Ford, General Motors e Chrysler negli USA, così come BMW e Volkswagen in Germania, e la Fiat in Italia riconvertirono le loro linee di produzione per costruire carri armati, aerei e motori militari. Questo modello dimostrò come la flessibilità industriale potesse diventare un’arma decisiva in contesti bellici. Oggi, con l’aumento degli investimenti nella difesa, le case automobilistiche rivivono un ruolo simile, seppur con tecnologie avanzate.
Di certo, nel giro di pochi mesi l’Unione Europea ha vissuto una significativa trasformazione strategica: dopo anni di priorità assolute al Green Deal e alla transizione ecologica, l’attenzione si è spostata verso l’ambizioso progetto di una difesa comune. Questo cambio di rotta, accelerato dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni geopolitiche globali, pare essere la manna per coloro che stavano facendo azione di lobbying per rallentare l’entrata in vigore del vincoli del Green Deal ed oggi si ritrovano a ringraziare l’UE per l’opportunità fornita dal riarmo.
In questo modo, mostrano sempre la stessa faccia, al netto del greenwashing operato negli ultimi anni. Il cosiddetto Capitalismo Verde si è rivelato in poche settimane quello che è, una contraddizione in termini. E, come scrive Saitō Kōhei nel suo ultimo libro Il Capitale nell’Antropocene, quest’ultimo non è addomesticabile. Fino all’apocalisse prossima ventura.
Con Trump da una parte, Putin dall’altra e le ultradestre nazionaliste che avanzano, la EU deve diventare coesa e militarmente forte agli occhi del mondo.
SI VIS PACEM, PARA BELLUM.
Direi che questo abbia la priorità