
Memoria e Futuro
I Leaks dei Due Mondi
L’imbarazzante vicenda della chat Signal che sta scuotendo il governo americano e il modo in cui gli esponenti dello stesso governo (dai diretti interessati al presidente) hanno reagito alla pubblicazione su The Atlantic del materiale relativo alla questione, a me ha fatto pensare subito al modo in cui il governo italiano ha risposto alla vicenda Del Mastro/Cospito. Quale migliore esempio del idem sentire tra gli attuali tenutari dei palazzi del potere in Italia e negli Stati Uniti? Altro che il mendicante (di attenzione) Salvini nei confronti di chi sta alla Casa Bianca, o le titubanze della presidente del consiglio sulla vicenda Ucraina. È proprio in questi casi, forse secondari (ma non troppo), che si coglie la vera natura di chi governa i due paesi.
L’affaire del sottosegretario italiano alla Giustizia, legato alla divulgazione di informazioni sensibili sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito, e il caso delle chat di Signal che hanno coinvolto dal vicepresidente al segretario della difesa e le reazioni del governo americano, rappresentano due esempi emblematici delle tensioni tra trasparenza, sicurezza nazionale ed etica istituzionale. Pur differendo nel contesto geopolitico e nelle dinamiche specifiche, entrambi i casi sollevano interrogativi cruciali sul ruolo delle istituzioni nella gestione di dati riservati e sulle implicazioni democratiche della loro esposizione pubblica.
Ma a colpire me sono proprio le reazioni dei protagonisti e anche di chi li difende, un mix tra insulti e presunta difesa dell’Onore istituzionale, lo stesso onore dimenticato dai protagonisti nel momento in cui si rendevano complici di atti che proprio contro l’etica di quelle istituzioni andavano.
La grancassa dei mezzi di comunicazione amici ha fatto il resto, al punto che è difficilissimo a tutt’oggi trovare qualcuno dalle parti del centro-destra italiano e del partito repubblicano americano che sia onestamente pronto a dire che, in entrambi i casi, i soggetti al centro delle polemiche abbiano fatto delle stupidaggini, per usare un eufemismo.
Anzi, c’è tutto un alzare gli scudi e mostrarsi offesi, un lanciarsi contro gli avversari politici (o giornali non allineati) accusandoli di essere coloro che propagano informazioni distorte, un profondersi nelle aggressioni e non nelle dovute scuse (e anche nelle dovute dimissioni) per meglio arroccarsi nei posti di potere nella speranza di riuscire a salvare il salvabile.
Come sappiamo, da noi la vicenda Del Mastro è finita nelle aule di tribunale, probabile segno di uno smorzarsi delle cose fino a quando, anche di fronte a una possibile condanna, Del Mastro si troverà a poter essere difeso perché comunque “si tratta di giudici comunisti”. E in America, come finirà?
Anche su questo, temo che l’impronta data dall’inizio del secondo mandato Trump sia sintomatica del desiderio di andare al più verso un conflitto con il potere giudiziario. Sia sulla vicenda degli ordini esecutivi rigettati dalle corti federali su su sono alla Corte Suprema che, probabilmente, sulla vicenda Signal ci troveremo di fronte a un partito repubblicano e al suo leader che sta alla Casa Bianca, lancia in resta (come un Berlusconi qualsiasi) pronti a distruggere quello che resta della divisione dei poteri negli Stati Uniti. Con conseguenze a tutt’oggi imprevedibili.
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