Memoria e futuro, un antiddoto alla corruzione (e ad altre malattie)

Memoria e Futuro

I duri lunedì della stampa italiana tra giornate internazionali e corruzione

di Marco Di Salvo 9 Dicembre 2024

Da oggi, grazie al direttore Tondelli, torno a scrivere su GSG. Proverò quotidianamente, con una rubrica dedicata alla memoria e al futuro, a osservare di traverso i media italiani e a trovare notizie e spunti di riflessioni spesso soffocati dalla dieta mediatica imposta. Notizie laterali, nascoste, argomenti ignorati (di proposito o per ignoranza “strutturale”), ma anche spigolature per aiutare i fortunati lettori de gli Stati Generali a scavalcare le interpretazioni scontate e riuscire ad andare oltre. Unico modo per sopravvivere al flusso ininterrotto di finte priorità, allarmi e scandali, ballons d’essai buoni per distrarre e far commentare il vuoto che, più del solito negli ultimi anni, ci circonda. Ogni contributo è gradito.

Demos ha reso noti i risultati in un articolo scritto da Ilvo Diamanti su Repubblica di stamattina di un sondaggio fatto per Libera nel quale ha interpellato gli italiani per una loro opinione sulla corruzione. Più della metà degli intervistati ha dichiarato che l’Italia affonda nella corruzione. Gli altri hanno chiesto agli intervistatori: “Quanto mi dai per rispondere?”.

Ma la notizia non è questa: la notizia è che il sondaggio è di più di un mese fa e che i dati riguardano l’opinione degli italiani fino al 2022 (trent’anni da Tangentopoli) e che rispunta oggi in occasione della giornata internazionale della corruzione. A meno che la stessa Libera nel suo sito ufficiale non preferisca dare evidenza a ricerche del passato. Un motivo ci sarebbe. I dati sono praticamente costanti rispetto alla rilevazione precedente e viene da chiedersi perché continuare a farli, visto che non sembra che il tema sia all’ordine del giorno dei policymakers del nostro paese. A meno che ciò non serva per autoalimentare circoli e conventicole che sulla lotta (presunta) alla corruzione e alle mafie hanno fatto la loro ragion d’essere (e qualcuno la propria fortuna).

Rimpiango gli anni complicati e pericolosi di fine ventesimo secolo in cui un coraggioso avvocato catanese (poi senatore verde per una sola legislatura) durante un infuocato dibattito pieno di pensosi combattenti “dalla parte giusta” si permise di dire: “Finiamola con la dialettica mafiosi/antimafiosi: io sono, orgogliosamente, amafioso, con la a privativa.”

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