L'arco di Ulisse

Gaza, la variabile biblica de “La strage degli innocenti”: Netanyahu come Erode?

di Oscar Nicodemo 14 Aprile 2025

I dati sono impressionanti: nella striscia di Gaza sono stati uccisi oltre 16000 bambini, e 34000 sono stati feriti dall’inizio della guerra. I neonati uccisi si avvicinano a essere 1000, mentre i bambini sotto i 5 anni sono quasi 5.000. Gli orfani sarebbero oltre 20.000. La malvagità cruenta degli assassinii è tale da poter configurare il massacro nella variabile biblica, su vasta scala, de “La strage degli innocenti”. L’episodio è narrato nel Vangelo di Matteo (2,1-16), senza avere paralleli negli altri vangeli canonici, ed evidenzia la spietatezza disumana di Erode nel I sec. a.C., replicata da Netanyahu nel XXI sec. d.C., aumentandone a dismisura il numero delle morti infantili. Certo, si potrebbe obiettare che l’azione del Primo Ministro israeliano non sia proprio la stessa del grande re ebraico, che, sentendo minacciato il proprio trono, ordinò l’uccisione di tutti i neonati maschi dai due anni in giù del territorio di Betlemme, dove si attendeva il “nuovo Re”. Mentre, il contemporaneo criminale di guerra stermina i bambini nell’ottica del genocidio di un popolo intero, senza fare distinzioni tra i soldati di Hamas e popolazione civile, tra adulti e bambini. Erode e Netanyahu, stessa indole e fratelli di sangue che agiscono per fini diversi, interpretando il medesimo archetipo di un potere dispotico? Sì. Entrambi agiscono con violenza contro un’umanità avvertita diversa, in quanto non remissiva e sottomessa. Il primo procede per sventare una potenziale minaccia al suo regno, l’altro per neutralizzare l’unico ostacolo alla volontà di stabilire i nuovi confini della sua nazione. Sulla veridicità dei crimini di Netanyahu non vi possono essere dubbi di sorta, attestati come sono da testimonianze inconfutabili, quali video, foto, narrazioni dettagliate e reportage di comprovata attendibilità. Quanto alla storicità dell’atto atroce di Erode, messa in dubbio da diversi studiosi, potremmo rimetterci alla voce autorevole di uno dei più grandi teologi della storia della Chiesa, Joseph Ratzinger (Benedetto XVI), che scrive nel suo libro, L’infanzia di Gesù: “La strage degli innocenti non ha nulla di impossibile, vista la storica brutalità di Erode”. Opinioni simili sono espresse dal biblista tedesco Klaus Berger, che è stato uno dei massimi esperti del Nuovo Testamento, un esegeta tra i più stimati.

Resta complicato, oggi, affrontare simili argomenti e farsi promotore di nuove congetture al riguardo, sicuramente opinabili, come in questo caso, ma, mi permetto di dire, non pretestuose o improponibili. Chiunque, oggi, scriva di Gaza è in qualche modo costretto ad affermare che non è un antisemita, come se non esistesse, all’interno della stessa popolazione israeliana, un nucleo di opposizione alla strategia bellicista di governo. Credo fermamente che nessuno di noi possa sottrarsi a una riflessione su quello che è accaduto e sta accadendo in Medio Oriente, senza per questo aderire necessariamente all’idea di una giudeofobia di ritorno, esecrabile e da scongiurare poiché rappresenta un male assoluto della storia. Ma noi non possiamo far finta di non sapere che, a Gaza, si arriva a bombardare le scorte alimentari per evitare che giungano alla popolazione affamata. In questo luogo martoriato, ora, non si muore solo per le incursioni dell’aviazione israeliana o per i mortai dell’artiglieria, ma anche per fame, e a perire sono in special modo i bambini. Gli abitanti di Gaza non hanno più di che nutrirsi e sono condannati a un inferno, dove la morte sopraggiunge nei modi più atroci. Una morte somministrata dall’uomo al suo simile, mentre la comunicazione del mainstream televisivo e giornalistico continua a divulgare, impassibile, i personalismi esagitati, puerili e insulsi di intelligenze disturbate, dedite al protagonismo, non al confronto e al dialogo sulle emergenze umanitarie che il mondo propone in questo frangente. Apprendo dalle mie ricerche che vi è un video, circolante su Telegram, dove un bambino palestinese, arrampicato su un palo dell’elettricità e con un piatto di plastica in mano, supplica i soldati israeliani di dargli da mangiare. Le forze gli vengono a mancare e il piccolo cade a terra, tenendo stretto quel piatto vuoto. Nella Striscia, i bambini sopravvissuti soffrono di malnutrizione. I pochi medici che sono ancora operativi denunciano una carestia: mancanza di cibo, acqua potabile e medicinali. La fame come una strategica e micidiale arma da guerra? A questo si è arrivati? Ma era un metodo utilizzato durante la Seconda guerra mondiale, assolutamente vietato dalla stessa Convenzione di Ginevra, oggi adottato da Netanyahu senza che nessun leader occidentale ne lamenti l’orrore. Infine, una notizia di cronaca significativa su cui porre speranza: alcuni giorni fa, si sono svolte diverse manifestazioni di protesta in molte città israeliane. A Cesarea, Tel Aviv, Gerusalemme, Haifa, si sono avute dimostrazioni di condanna per l’operato del governo, sollecitando le dimissioni dei ministri e reclamando nuove elezioni.

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