Memoria e Futuro

Frodo in politica

di Marco Di Salvo 16 Dicembre 2024

In quella particolare sottocategoria psichiatrica della dissonanza cognitiva in cui è possibile incasellare la politica di questi anni, soprattutto quella italiana, non sorprende neanche più di tanto il successo di pubblico e critica ottenuto alla festa del principale partito di governo dal riconosciuto leader mondiale dell’anarco-capitalismo, Javier Milei.

Sabato scorso, una comunità cresciuta a pane e statalismo si spellava le mani e urlava squarciagola “libertà, libertà!”, i difensori di ogni categoria protetta possibile (dai balneari ai tassisti) andavano in brodo di giuggiole sentendo il tribuno argentino elencare i tagli compiuti nel suo paese per combattere (a modo suo) la crisi e nel frattempo preparavano emendamenti alla legge di bilancio per garantire questo e quell’altro interesse, almeno per un altro anno.  Un partito che ha fatto della difesa protezionistica dei prodotti nazionali il suo mantra e che in ogni occasione internazionale non manca di rimarcare la sua contrarietà alla seppur minima apertura dei mercati di libero scambio, portava in trionfo quello che pochi giorni prima aveva intimato al prossimo presidente degli Stati Uniti di non andare avanti con le sue promesse protezionistiche a suon di dazi.

Il tutto per cosa? DI fatto, per fingere di essere up to date, di seguire la corrente, di essere al centro del proscenio. Una mania di visibilità a cui fa da contraltare un’altra sindrome, quella dell’accerchiamento, ben esplicitata dal discorso conclusivo della presidente del consiglio. Una sequela di lamentele ed insulti agli avversari, incomprensibile agli ascoltatori se messo in raffronto con le cose dichiarate contemporaneamente da colei che sostiene di essere alla guida del governo più solido e della maggioranza più compatta degli ultimi decenni. Forse qualche scricchiolio lo sente anche lei, ma in realtà anche il suo discorso è solo uno show, buono per entusiasmare i commentatori e i retroscenisti dei sempre meno letti quotidiani.

Di certo, viene da pensare che aveva ragione Federico Mollicone che, in un’intervista di qualche giorno alla Stampa, rimpiangeva il fatto di non aver potuto usare, come nome della festa di partito al posto di Atreju, Frodo. Concordiamo con lui. Ma non come sostantivo, come verbo.

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