
Memoria e Futuro
Ernesto, Piero e l’Europa di oggi
Questo dialogo immaginario tra Piero Calamandrei ed Ernesto Rossi sull’Europa di oggi e la guerra in Ucraina lo abbiamo costruito in risposta a tutti quelli che in questi giorni hanno fatto, nelle diverse posizioni, carne di porco delle loro idee. Che Piero ed Ernesto li perdonino, perché non sanno quello che fanno.
(Uno spazio atemporale, simile a una biblioteca sospesa tra passato e presente. Su un tavolo, una copia del Manifesto di Ventotene e la Costituzione italiana. Calamandrei, con il suo tono pacato, e Rossi, con la consueta vivacità, osservano una mappa dell’Europa illuminata da punti di conflitto.)
Calamandrei: (indicando l’Ucraina sulla mappa) Ernesto, guarda: ancora una volta un popolo insanguinato in nome dei confini. Non credevamo che il nostro sogno europeo avrebbe spento questi nazionalismi?
Rossi: (stringendo il Manifesto di Ventotene) Piero, l’Europa che vedo oggi è un gigante dimezzato. Ha aperto i mercati, ma non ha creato un popolo! Mancano le istituzioni federali che io e Spinelli sognavamo: senza un esercito comune, una politica estera unita, restiamo ostaggi degli egoismi nazionali.
C: (sfogliando la Costituzione) Eppure la nostra Carta parla di “ripudiare la guerra”. Perché gli Stati membri dell’UE non l’hanno fatto proprio? Hanno preferito armarsi separatamente, invece di costruire una difesa comune. È la lezione del ’48 tradita…
R: (interrompendo, passionale) Non solo! L’Europa ha lasciato che la Germania dipendesse dal gas russo, che l’Ungheria giocasse con Orban… Senza una pianificazione economica federale, siamo ricaduti nelle dipendenze che portano alla guerra! L’Ucraina è il sintomo di un’Europa ancora troppo debole per essere pace.
C:(con amarezza) Hai ragione. Ma guarda anche all’interno: i sovranisti che smantellano lo stato sociale, i giovani disillusi… Come può resistere la democrazia europea senza cittadini consapevoli? La nostra Costituzione vive solo se la scuola, come dicevo io, insegna a “ribellarsi alle ingiustizie”.
R:(indicando Kiev sulla mappa) Qui serve ribellarsi alle ingiustizie oggi! L’UE ha reagito con sanzioni, ma è frammentaria. Se avessimo un governo federale, la risposta alla Russia sarebbe stata immediata, unitaria. Invece, ogni stato trattiene pezzi di sovranità, come avvertivo nel ’41…
C: (riflessivo) Forse, Ernesto, il problema è più profondo. L’Europa ha dimenticato di essere un progetto etico. Si è ridotta a burocrazia, ha lasciato che il mercato sostituisse la solidarietà. La guerra in Ucraina è anche figlia di questo vuoto: quando manca un’idea condivisa di giustizia, riemergono gli istinti bellici.
R: (con un sorriso amaro) Allora torniamo al Manifesto! L’unica via è osare: un’Assemblea costituente europea, eletta dai cittadini. Dare all’UE il potere di tassare, di emettere eurobond, di difendere i confini comuni. Solo così si isolano dittatori come Putin.
C: (accarezzando la Costituzione) E intanto, Ernesto, non dimentichiamo le radici. L’Europa deve essere una comunità di valori, non solo di interessi. Insegnare ai giovani che “la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. L’Ucraina lo sta gridando al mondo.
R:(alzandosi, energico) Giusto, Piero! Ma i valori hanno bisogno di strutture. Propongo una nuova Resistenza europea: come allora combattemmo il fascismo, oggi dobbiamo lottare contro i nazionalismi e gli oligopoli. L’Ucraina ci ricorda che la pace non è assenza di guerra, ma giustizia.
C:(con un cenno di speranza) Allora lavoriamo su entrambi i fronti: tu spingi per una federazione coraggiosa, io continuerò a seminare la Costituzione nelle scuole. Forse un giorno, guardando questa mappa, non vedremo più ombre di guerra, ma cittadini che si riconoscono in una legge comune.
R: (sollevando il Manifesto) E se ci chiameranno utopisti, risponderemo come Spinelli: “L’utopia di oggi è la realtà di domani”.
(I due si allontanano tra gli scaffali, mentre sulla mappa dell’Europa una luce si espande dall’Ucraina verso ovest, lambendo i confini fino a renderli invisibili.)
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Note:
– Rossi è ripreso da i suoi testi su il federalismo radicale del Manifesto di Ventotene (1941), insistendo su istituzioni sovranazionali e pianificazione economica.
– Calamandrei è citato sui temi dei suoi discorsi sulla Costituzione (es. La Costituzione è un testamento, 1955), legando democrazia, scuola e partecipazione.
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