Memoria e Futuro
Di cosa parliamo quando parliamo di memoria
Forse è il caso di fermarci un attimo, per parlare un po’ di questa rubrica a quasi un mese dalla sua fondazione, partendo dal suo titolo. Nella versione originale, aveva un sottotitolo che diceva “due cose che scarseggiano”, per sottolineare quello che, a mio avviso, è il vulnus principale di quest’epoca, da cui discendono altri problemi.
Siamo in un’era che affonda nella nostalgia e nei “fatti alternativi”, che è dominata dalla narrazione, ma nella quale quasi nessuno si occupa di mettere in ordine i fatti per come si sono svolti, facendosi guidare nelle interpretazioni dalle indicazioni che arrivano da veline e simili strumenti di comunicazione indotta.
E la memoria e la nostalgia, così come la verità e i fatti alternativi, sono costrutti mentali che plasmano la nostra percezione della realtà e che, apparentemente distanti, condividono un terreno comune: la nostra capacità di ricordare, interpretare e rielaborare il passato.
Ma la memoria non è la nostalgia, così come le cose che succedono non sono i “fatti alternativi”. La memoria è il processo complesso attraverso il quale codifichiamo, immagazziniamo e recuperiamo informazioni. La nostalgia, invece, è un sentimento che ci lega al passato, un desiderio di rivivere momenti ed esperienze passate. Essa colorisce i nostri ricordi, idealizzandoli e selezionando gli aspetti più piacevoli. E noi siamo immersi in questa melassa insopportabile, in questi tempi.
Basti vedere la produzione culturale degli ultimi anni, tutta piena di rimandi al passato. E a come le generazioni, anche quelle che non li hanno vissuti, vagheggino tempi passati migliori. Elemento tremendamente presente anche in politica, come le vicende del “great again” e dei suoi emuli in giro per il mondo dimostrano ampiamente.
Bene, un piccolo consiglio da qualcuno che qualche decennio lo ha vissuto. Il contemporaneo è sempre, bene o male, difettoso, per i motivi più svariati. Gli anni ottanta del secolo scorso non erano un paradiso, così come non lo erano i sessanta e i settanta e, men che meno, i cinquanta della ricostruzione. Non fidatevi di chi vi ammannisce questi racconti, queste narrazioni edulcorate. Mancano di verità.
Già la verità, quella roba che, in senso epistemologico, è la corrispondenza tra un enunciato e lo stato di cose a cui si riferisce. Ne vedete in giro, di sta roba? Io pochina, soprattutto dalle parti della comunicazione. E questo per un motivo molto semplice. Sia la nostalgia che i fatti alternativi implicano una selezione e un’interpretazione dei fatti. La nostalgia seleziona gli aspetti più piacevoli del passato, mentre i fatti alternativi selezionano e distorcono le informazioni per sostenere una narrativa particolare. Entrambe, hanno un forte potere di persuasione e questo scopo sono abusate, di questi tempi.
La sconfitta (spero temporanea) della memoria ha come risultato principale la perdita del suo pregio principale, l’aiutarci a orientarci nel mondo e a prendere decisioni, sulla scorta della conoscenza dei fatti del passato. Dei fatti, non delle narrazioni. Ma noi, nel nostro piccolo, proviamo a non arrenderci. E ad avere memoria. Per noi e per chi ci vorrà seguire in questo viaggio. Per il futuro, ne parliamo un’altra volta.
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