
Memoria e Futuro
Democrazia e aggettivi
Quanti difensori della democrazia spuntano, quando c’è un leader politico dalla sensibilità democratica discutibile che viene condannato da un tribunale. È la caratteristica degli ultimi anni (e noi italiani siamo stati apripista in questo) e, mentre negli Stati Uniti si organizzano riffe milionarie per condizionare anche le elezioni statali di un giudice, in Europa si mettono costantemente in dubbio i pilastri della democrazia liberale.
Eh già, perché la distinzione (aggettiva) tra democrazia elettorale apprezzata da questi soggetti e democrazia liberale è cruciale per comprendere la qualità e la natura dei sistemi politici. Sebbene entrambe si basino su elezioni, divergono profondamente nella tutela delle libertà e nel funzionamento delle istituzioni. Facciamo un ripassino, che mi sa che serve.
La democrazia elettorale si concentra sul meccanismo formale delle elezioni competitive. In tali sistemi, i leader vengono scelti attraverso votazioni regolari, ma mancano spesso istituzioni in grado di proteggere diritti individuali o limitare il potere del governo. Le elezioni possono svolgersi in un contesto di parzialità mediatica, pressioni sull’opposizione o assenza di controlli indipendenti. Paesi come la Cina, la Russia o il Venezuela, ad esempio, organizzano scrutini, ma con limitazioni alla libertà di espressione e manipolazioni che svuotano la competizione di significato. Qui, il consenso popolare è uno strumento di legittimazione per regimi autoritari, non un fondamento di partecipazione autentica. Orban è un nuovo esempio di scuola, da questo punto di vista, con le sue “riforme” atte a limitare chi prova a contrastarlo.
La democrazia liberale integra le elezioni con un sistema di garanzie costituzionali. Oltre al voto, include il tanto dileggiato Stato di diritto, con la conseguente separazione dei poteri e la protezione delle minoranze.
La differenza tra le due idee di democrazia si esplicita nella diversa idea di libertà: La democrazia elettorale garantisce il diritto di voto, ma non assicura altre libertà civili. Quella liberale protegge l’individuo anche al di fuori delle urne, nei controlli sul Potere e sulla sua concentrazione, gradita a quelle solo elettorali e nel ruolo della tanto blasonata società civile.
Nel delirio degli ultimi anni, queste distinzioni si vanno assottigliando, e la richiesta di “efficenza” è spesso accompagnata da limiti sempre più ampi alle garanzie della democrazia liberale.
Perché questo pippone? Perché comprendere questa differenza aiuta a valutare il funzionamento delle democrazie in cui viviamo. Un sistema puramente elettorale rischia di degenerare in autoritarismo, poiché mancano tutele contro l’arbitrio del potere. Al contrario, le democrazie liberali, pur imperfette, offrono strumenti per correggere derive attraverso riforme legali e mobilitazione civile.
In un’epoca di crisi democratiche globali, riconoscere questa differenza è essenziale per difendere non solo il diritto di eleggere, ma anche quello di dissentire, criticare e vivere in uno Stato che serve i cittadini, non se ne serve.
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