Memoria e Futuro

Come finimmo tutti impigliati nella rete

di Marco Di Salvo 3 Febbraio 2025

Quando eravamo più giovani ci veniva raccontata la favola (anche attraverso romanzi e film) dei media come garanti della democrazia, strumenti di informazione libera e critica. Crescendo ci siamo resi conto che queste storie avevano, soprattutto nel nostro paese, la stessa consistenza dei racconti dei fratelli Grimm, vista l’attitudine che riscontravamo nei mezzi di comunicazione di essere (e volentieri) megafono del potere.

Il potere in tutte le sue forme — governi, corporation, élite —, abbiamo imparato, anche sulla nostra pelle, orienta l’agenda mediatica attraverso pressioni economiche, controllo proprietario o accordi opachi. Chi finanzia un giornale o un canale TV può decidere cosa enfatizzare, cosa omettere. Le notizie scomode svaniscono, quelle utili al sistema guadagnano prime pagine.

E spesso non è censura, è un’asimmetria sottile: l’accesso alle fonti, la minaccia di perdere privilegi, la dipendenza da inserzionisti condizionano le redazioni. I temi cruciali — disuguaglianze, crisi climatica, diritti — vengono marginalizzati, mentre il dibattito si concentra su emergenze costruite, divisive o futili.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Una cittadinanza disorientata, privata degli strumenti per comprendere il reale. L’informazione, invece che bene comune, diventa merce di scambio.

Ci siamo illusi una decina di anni fa che il web avrebbe scatenato le energie migliori e fatto riprendere quota al giornalismo “cane da guardia del potere” (sempre a proposito di favolette che ci raccontavamo). Anche qui, all’alba del 2025 possiamo con serenità affermare che i new media hanno rivoluzionato, ma non abbattuto, il potere: non più solo governi, ma Big Tech e algoritmi decidono cosa è rilevante. I dati sono la nuova moneta, la viralità sostituisce il valore. Piattaforme e social plasmano percezioni, amplificando fake news o silenziando voci scomode.

L’ideale di strumenti nati per democratizzare l’informazione che, in assenza di controlli da parte dei governi, diventano armi di manipolazione. L’accesso orizzontale si trasforma in sorveglianza capillare, il dibattito in polarizzazione. Il potere oggi è invisibile, embedded in codici e trend. A meno che non decida di esporsi da solo e di monopolizzare l’agenda comunicativa. Ed è subito Make Europe Great Again. Ne vedremo delle belle, ne sono sicuro.

 

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