
Memoria e Futuro
Blackout vs Breakout: L’Illusione Sovranista in un Mondo Connesso
Chi conosce un po’ le cose, lo sa. Viviamo in un mondo in cui ogni azione locale ha ripercussioni globali, legate da reti invisibili che ignorano bandiere e confini. Le infrastrutture energetiche e digitali dimostrano che l’autonomia nazionale è una favola per ingenui. L’ultimo blackout in Spagna e Portogallo, propagatosi fino al Marocco, ne è la prova: i leader sovranisti che promettono “indipendenza” fanno ridere, non appena si accende la luce.
Le reti elettriche europee, collegate tramite l’ENTSO-E, non si fermano ai confini politici. La Spagna esporta energia al Marocco attraverso cavi sottomarini, mentre il Portogallo attinge da fonti rinnovabili condivise. Quando un guasto tecnico o un picco di domanda spegne Madrid, Rabat trema. I generatori nazionali? Praticamente inutili. Il Marocco, che importa il 15% della sua elettricità dalla Spagna, subisce blackout a catena: ospedali, fabbriche, reti di trasporto si bloccano. I governi nazionalisti, che sventolano l’autosufficienza, non spiegano nei loro programmi elettorali come riparare un cavo sottomarino senza cooperare con il “nemico” di turno.
Un altro esempio? Internet è un gigante senza patria. Restando alle vicende di ieri, il Marocco dipende da cavi come Medusa, che lo legano alla Spagna. Se Madrid va in tilt, a Casablanca saltano i pagamenti digitali, i server delle banche, le piattaforme governative. E i cloud? Amazon Web Services e Google Cloud non hanno passaporto: i dati viaggiano su server in Germania o Olanda. I leader sovranisti che urlano “controllo nazionale” tacciono quando sul fatto che il loro sito di partito è ospitato in un server a Dublino.
Il blackout iberico-marocchino non è un incidente: è un avvertimento. Senza cooperazione, non si riaccendono le luci. Senza reti condivise, non si riavviano i server. Eppure, i partiti sovranisti continuano a vendere la favola del “noi contro loro”, ignorando che i loro elettori lavorano per multinazionali, pagano bollette collegate alla Francia, prenotano vacanze e comprano oggetti su piattaforme cinesi.
I leader nazionalisti? Sono eroi da tweet, che combattono nemici immaginari mentre il loro Paese crolla al primo blackout. Gridano “Riprendiamoci il controllo!”, ma non sanno come funziona un trasformatore. Promettono muri, mentre l’economia viaggia su cavi in fibra ottica.
La verità è semplice: in un mondo dove l’energia è condivisa e i dati volano via satellite, l’unico “breakout”, l’unica “exit” possibile sono quelli dalla realtà. E i blackout, invece, sono lì a ricordarcelo: ogni volta che cala il buio, scopriamo quanto siamo interdipendenti.
Questi bagni di realtà dovrebbero fare capire ai più che i vari leader nazionalisti sono come attori in una farsa: recitano l’orgoglio patrio, ma la scenografia è made in China, i riflettori funzionano col gas russo, e il pubblico paga in dollari. Ogni blackout è un sipario che cala sulla loro finzione.
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