
Memoria e Futuro
A lezione da Mario
Quando ero un giovane studente di scienze politiche, al secondo anno del mio corso di studi, mi capitò di seguire un ciclo di lezioni che si svolgeva in prossimità dell’estate, nel primo pomeriggio e con la spada di Damocle della frequenza obbligatoria. Alla prima di queste lezioni, mi resi conto di come gran parte dei miei colleghi obbligati alla presenza, forse per l’orario post-prandiale, per il caldo o per la poca digeribilità dell’argomento, stavano a pensare agli affari loro. Chi dormicchiava, chi studiava altre materie, chi pensava alla fidanzata.
Finita quella prima lezione, mi ritrovai mezz’ora dopo, per puro caso, con lo stesso professore davanti a un ascensore di un dipartimento distaccato della facoltà e, con l’ingenuità e la spavalderia di quegli anni, mi avvicinai e e chiesi: “Professore, scusi le posso fare una domanda?” Il professore mi lanciò un sorriso accondiscendente, magari convinto che gli chiedessi qualche chiarimento sulla lezione appena conclusa, mentre io lanciai questa domanda: “Mi spiega che piacere ci trova a parlare ad una classe che non l’ascolta?”
Il suo sguardo cambiò, passò da speranzoso a imbarazzato, le sue gote arrossirono e mi rispose balbettando: “E che vuole che faccia? Ho queste lezioni e questi orari.” Questa risposta mi diedero la misura dell’uomo e dell’attenzione che portava alla sua materia, il suo senso di risentimento per essere trattato, forse, dal resto dei docenti come l’ultima ruota del carro e quindi presi le misure anche della sua materia e dell’importanza che quest’ultima potesse avere per il mio futuro di studi universitari.
Ma questa stessa domanda mi è tornata in mente in questi giorni, pensando a Mario Draghi. Per quanto ciclicamente torni sulle prime pagine dei giornali, ogni volta che si trova a fare un discorso o una lectio magistralis, ogni volta che viene incensato per le doti di analisi, di capacità progettuale e di visione del futuro, mi sembra che, in fondo in fondo, gran parte dei leader europei, per non parlare dei parlamentari stessi che ieri hanno ascoltato il suo ultimo discorso, pensino ad altro, mentre lui propone soluzioni forse fin troppo avanzate per le leadership europee contemporanee, più preoccupate a non perdere consensi che a fare la cosa giusta.
Per questo vorrei trovarmi faccia a faccia con lui, per il gusto di chiedergli: “Mario, ma che piacere ci trovi a sprecare le tue idee per questa classe (dirigente) di distratti?”
Devi fare login per commentare
Accedi