Memoria e Futuro
A che servono i ministri
Ogni tanto mi capita di rileggere qualche articolo della Costituzione (si, lo so, sono perversioni, mi rendo conto). Nei giorni scorsi sono capitato davanti agli articoli dal 92 al 96. E ho pensato immediatamente all’attuale governo (ma non solo).
Alle facce di vari ministri, a come viene narrato il loro ruolo sulle cronache dei media, a come si presentano loro stessi in interviste ed atti del governo. Pensate solo agli imbarazzati (e imbarazzanti) passaggi in Parlamento dei titolari di due dicasteri non di secondo piano come quelli dei Trasporti o dell’Interno, che blaterano di attentati alle ferrovie e di “criminali internazionali” da rispedire in fretta e furia nei loro paesi (a spese di tutti noi contribuenti).
O alle interviste, come quella di stamattina di un ministro che dovrebbe pensare alla “Sicurezza energetica e all’ambiente” (che inutile pomposità, questi nomi) e che invece si inerpica nella descrizione di un disegno di legge delega vuoto come pochi e che dovrebbe far tornare il nucleare come opzione nel nostro paese (forse, dal 2027, ma non si sa). Fatta l’intervista, potrà tornare nel limbo da cui è venuto, almeno per i prossimi sei mesi.
O quell’altro ministro, che dovrebbe essere custode (e promotore) della politica industriale del paese e che invece da qualche tempo si nasconde, sommerso dalle crisi imprenditoriali che attanagliano le aziende di questo paese, senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
O a quell’ex magistrato, una volta garantista (quando si esercitava come editorialista) oggi a capo di un dicastero dove, a detta del suo collega ministro dell’interno, lo tengono all’oscuro degli arresti e quindi gli impediscono di svolgere una delle sue funzioni essenziali.
E che dire del ministro del Merito, che in merito di istruzione pare faccia più danni che miglioramenti (vedi la patetica vicenda del liceo del “Made in Italy” o delle deliberazioni smentite anno su anno)
O a quell’altra, che dovrebbe guidare una delle industrie più importanti del nostro paese (il turismo) e che invece è in bilico da quasi un anno in attesa che si decida a dimettersi.
A che servono i ministri, verrebbe da chiedersi. Anche quelli che sembravano (o si raccontavano) come gli ultimi in grado di cambiare le cattive abitudini della politica nazionale sono lì ad occupare poltrone, a pronunciare frasi ad effetto e a garantire la sopravvivenza di un sistema politico sempre più distante dalle reali esigenze dei cittadini. Sembra, alla fine, che l’unica competenza richiesta per ricoprire un incarico di governo sia quella di saper recitare una parte, senza necessariamente crederci. Ma bisognerebbe almeno saperla recitare, quella parte.
Devi fare login per commentare
Accedi