Religione
Dio è un prodigioso spaghetto volante. Parola del Pastafarianesimo
Stanchi delle solite religioni? Stanchi di non riuscire ad addomesticare la caducità dell’esistenza? Niente paura. Un nuovo credo abitabile, comprensivo di dogmi, codici di comportamento e preghiere rituali, si aggira per il nostro pianeta: il Pastafarianesimo.
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Il suo fondatore-profeta è Bobby Henderson, un fisico laureatosi all’Università dell’Oregon piuttosto ostile alla recente escalation accademica del creazionismo. Introdotto, da parigrado, in alcuni corsi di scienze statunitensi, come alternativa alla teoria dell’evoluzione.
La mission di Bobby? Costringere i programmi universitari, per obbligo di coerenza, ad accettare un’ulteriore alternativa all’alternativa creazionista: una cosmogonia gourmet poggiantesi su un “Prodigioso Spaghetto Volante” (Flying Spaghetti Monster); da dottrina pastafariana, principio generatore di ogni briciola dell’universo.
Provocazione? Non esattamente.
Infatti, se l’apologeta Tertulliano ha ragione nell’impugnare la tesi del “credo quia absurdum” (ossia, credo non malgrado sia assurdo, ma proprio in virtù dell’assurdità del credere) e se Pascal ha ragione nell’assecondarlo, sostenendo come la fede non sia mai razionalmente dominabile (e definendo la teologia razionale “utile” solo per chi già crede), per quale motivo il racconto religioso di un ordine cosmico avente per pilastro un mastodontico spaghetto volante non dovrebbe pretendere la stessa parità di trattamento? Assurdità per assurdità…
Ipotesi numero uno: sono il consolidamento storico e la mole dei fedeli a conferire maggiore credibilità a un impianto metafisico rispetto a un altro.
Obiezione: se il permanere nella storia di un’idea ne dimostrasse la veridicità, dovremmo presto abbandonare ogni ironia sui terrapiattisti e curare le malattie con degli intrugli magici; se il seguito indiscriminato di un’idea ne dimostrasse l’affidabilità, dovremmo ascoltare solo la Trap e rivolgerci al cuore immacolato del sovranista più vicino. Non siamo disposti a farlo, non secondo logica.
Ipotesi numero due: Tertulliano e Pascal si sbagliano e, magari, la maggiore credibilità di un’apparecchiatura religiosa dipende, tautologicamente, dal suo essere più credibile rispetto a un’altra.
Obiezione: diciamo che il talento idraulico di Mosè, le moltiplicazioni ittiche, l’arte della panificazione mistica tramandata dai preti, le vergini in paradiso e le tante altre meraviglie dei grandi monoteismi hanno poco da invidiare, sul piano della credibilità, alla fabbrica di spogliarellisti/e e al vulcano di birra dell’oltremondo pastafariano. Non è una gara, eh, ma se la giocano. In sintesi, ipotesi scartata.
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Ipotesi numero tre: il creazionismo è una cosa seria, il mega-spaghetto demiurgo è uno scherzo.
Obiezione: vero. Ma dal punto di vista scientifico esibiscono la medesima dignità. Per cui, resta da capire cosa ci faccia la teoria creazionista nel bel mezzo di un corso universitario di scienze. Cosa c’entra l’universo inteso come atto di Dio laddove si parla di biologia molecolare o di fisica delle particelle? L’esistenza del “disegno intelligente” e del suo progettista è stata, per caso, verificata in qualche laboratorio sfuggito alla nostra attenzione?
Un bel po’ di rompicapo lasciati in sospeso che hanno indotto Bobby Henderson a non sbattere la testa contro il muro e a replicare con creatività o, meglio ancora, con un’efficace guerriglia semiologica, in grado, per definizione, di generare esilaranti cortocircuiti: la morte di Dio è un traguardo complesso da raggiungere perché, per dirla con Onfray, non si può uccidere un sotterfugio?
Benissimo, mettiamo a tacere la fascinazione teologica sdrammatizzandone l’architettura, proponendo una narrazione analoga che ne evidenzi l’irrazionalità, che ne sottolinei l’inadeguatezza in ambito scientifico e in ambito morale.
Come?
Ad esempio, al decalogo dei comandamenti attinto sul Sinai, Bobby risponde con gli otto “condimenti” ricevuti in dono sul “Monte Sugo”. Eccone alcuni: “Se qualcuno non crede in Me, pace, nessun problema! Dico davvero, non sono mica così vanitoso”; “Io preferirei davvero che tu evitassi di usare la Mia esistenza come motivo per opprimere, sottomettere, punire, sventrare, e/o, lo sai, essere meschino con gli altri. Io non richiedo sacrifici, e la purezza è adatta all’acqua potabile, non alle persone”; “Io preferirei davvero che tu evitassi di sfidare, a stomaco vuoto, le idee odiose, bigotte e misogine degli altri. Mangia, e solo dopo prenditela con gli s*****”; “Io preferirei davvero che tu evitassi di erigere chiese/templi/moschee/santuari multimilionari in onore della mia spaghettosa bontà”; ecc.
Oppure, al termine delle preghiere, la parola “Amen” viene sostituita con la parola “Ramen”. Le parrocchie si chiamano “pannocchie” e così via.
Un’operazione ingegnosa, dissacrante, capace di conseguire, a dire il vero, anche un discreto proselitismo. In Nuova Zelanda e nei Paesi Bassi il Pastafarianesimo è considerato ufficialmente una religione. In Italia ha già 26.000 seguaci e porta avanti attivamente alcune battaglie come quella per l’abolizione del reato di bestemmia (in realtà, già depenalizzato dal 1999) al grido “DioScotto!”.
Insomma, a tutti coloro che li giudicano “assurdi”, i seguaci di Henderson replicano, con l’immancabile piglio satirico, in questo modo: “Non reputiamo il pastafarianesimo una religione parodistica. Se le nostre idee sono considerate assurde, vi invito a riflettere su ciò che è alla base delle altre fedi: divinità con testa di elefante, buoni che si reincarnano in un angelo, cattivi che, invece, si trasformano in insetti. E, ancora, la capacità di separare le acque o di far partorire le vergini o di dare figli a persone che sfiorano i 100 anni. Sono tutte cose apparentemente assurde ma realistiche per chi ha fede. Non credo che per noi debbano essere adottati parametri differenti”.
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Dio benedica i pastafariani!
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