La prima università islamica italiana per ora resta solo un annuncio

18 Novembre 2015

Il progetto è ambizioso e potrebbe portare il Salento ad ospitare la prima Università Islamica d’Europa. Il condizionale è ormai obbligatorio, visti i continui rinvii che hanno portato a uno apparente stallo, dopo che l’università doveva partire lo scorso ottobre. Se ne parla da circa un anno, ma il percorso verso un nuovo ateneo privato di ispirazione religiosa ha cominciato a concretizzarsi nel febbraio scorso, con la nascita di una fondazione ad hoc, UnislamItalia, voluta da Giampiero Kalhed Paladini, scrittore originario di Magliano, in provincia di Lecce, e presidente di Confime, la Confederazione Imprese Mediterranee che da tempo coltiva l’idea di un polo multiculturale e interreligioso. Inizialmente il progetto di Paladini, convertitosi all’Islam quattro anni fa dopo essere entrato in contatto per motivi di lavoro con la religione musulmana in diversi paesi del Medio Oriente e dell’Asia centrale, sarebbe dovuto nascere in Sicilia, a Salemi, quando l’allora sindaco Vittorio Sgarbi lo aveva scelto come consigliere per i rapporti col mondo arabo.

Alla fine di gennaio 2012 l’amministrazione comunale della cittadina del trapanese aveva lanciato l’idea di una moschea, che potesse fare da collettore per i musulmani di tutta la Sicilia. Un ulteriore tassello che si aggiungeva al progetto del 2009 di riqualificazione del Rabato, il quartiere arabo, grazie alla disponibilità di fondi avanzata dall’emiro del Qatar Al Thani. Un mese dopo, quando il progetto viene accantonato dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Salemi, Paladini comincia a pensare che anche il suo Salento possa rappresentare il Mediterraneo in un’operazione internazionale. Decide che Lecce potrebbe essere il luogo ideale per avviare un progetto ancora più delicato, un ateneo islamico privato ma aperto a tutti, con tre facoltà: Scienze umanistiche, Scienze agrarie, ambientali e gestione del territorio, Medicina e scienze infermieristiche. Con la nascita della fondazione, si comincia a parlare di corsi di laurea, master, progetti di ricerca, partnership con università italiane e straniere, aziende locali e internazionali. Si annunciano collaborazioni e scambi con l’ateneo Al Azhar del Cairo e con le banche islamiche del Barhein, e un’intesa siglata il 24 settembre con il Consorzio universitario di Ragusa. Il luogo individuato per la costruzione del nuovo polo universitario è a pochi chilometri da Lecce, nel comune di Monteroni, vicino ai padiglioni dell’Ecotekne, il polo economico-scientifico-tecnologico dell’Università del Salento. Il progetto, curato da un architetto, Federico Negro, e due ingegneri locali, Giuseppe Capraro e Luca Sperti, è stato definito, almeno sulla carta. Perché per procedere manca ancora il via libera del Comune di Monteroni, col quale Paladini sostiene di aver già avuto una serie di incontri preliminari, per l’acquisto dei terreni.

Da quanto emerge nei documenti progettuali, si tratta di un complesso di edifici che seguirà l’impianto del castrum romano, lo sviluppo urbano delle città salentine, nell’ottica di creare una cittadella culturale che al centro ospiterà anche una moschea a pianta ottagonale e un giardino di stile islamico con fontane e maioliche. Il tutto improntato alla sostenibilità ambientale, con impianti fotovoltaici e raccolta delle acque piovane. Secondo le attese della fondazione, l’ateneo potrà ospitare fino a 3 mila e 500 studenti: oltre alle aule, ci saranno una biblioteca, una sala mensa, una caffetteria e diversi spazi polifunzionali, aule studio, sale riunioni, uffici per i docenti e laboratori di ricerca.

L’avvio dei primi corsi era previsto per il 15 ottobre, come si annuncia anche sul sito internet di Unislamitalia. Ma ancora prima del riconoscimento del Ministero dell’Università, è una sede dove accogliere gli interessati, che peraltro possono già prendere visione dei costi delle rette, dai 450 euro per un modulo di lingua araba ai 25mila di un master annuale. Paladini racconta della ricerca di locali in affitto, resa più difficoltosa dalla diffidenza di chi vede un potenziale pericolo nel progetto. «Il nostro fine è proprio quello di favorire il dialogo e la conoscenza – dice – anche per superare paure e pregiudizi». Sull’avvio nei termini annunciati sembrava comunque fiducioso. «Se non ce la faremo per il 15 ottobre, al massimo slitteremo di un mese e utilizzeremo i locali della nostra sede legale, un ufficio nel centro di Lecce». Per il momento, però, non ci sono novità.

Il primo corso che farebbe da apripista all’intera operazione,  propedeutico al corso di laurea in Teologia coranica e società occidentale, annunciato per ottobre del 2017, è quello per Dirigenti di centri culturali islamici e imam, concentrato in 180 ore di lezione, come si legge sul sito, che si concluderà con il rilascio di un attestato di frequenza. Per un costo complessivo di 750 euro, pagabile in tre rate. Per marzo 2016 è stata invece annunciata l’attivazione di un corso di lingua Araba, diviso in tre livelli, principiante, intermedio e avanzato, ognuno con un costo pari a 450 euro, che darà diritto a crediti formativi. Nello stesso periodo avrà inizio anche il corso di recitazione del Corano, da 120 ore. Il prossimo anno si prevede anche l’attivazione di due master: Medicina islamica, destinato ai laureati in Medicina e chirurgia ed odontoiatria, e in Diritto e finanza islamica, entrambi della durata di un anno, stage e tirocini compresi, con la possibilità di ottenere borse di studio e di ricerca presso le banche islamiche del Barhein, come si legge sul bando di iscrizione. Si parla anche di affitti agevolati, del lancio di un’agenzia di stampa dell’ateneo con annessa web tv. Sui finanziamenti però le informazioni sono generiche.

Esattamente un anno fa si annunciava un progetto da 50 milioni di euro che sarebbero arrivati da investitori esteri, presumibilmente di paesi del Golfo, forse tramite la Qatar Charity, organizzazione non governativa che supporta progetti umanitari e di sviluppo, per l’acquisto del complesso dell’ex manifattura tabacchi di Lecce, una struttura di 51 mila metri quadri, di proprietà della Red srl. Una trattativa mai conclusa, nonostante il dibattito che si era scatenato intorno all’ipotesi, venuta alla luce solo attraverso le parole di Paladini.

La comunità islamica leccese ha preso le distanze dall’intera operazione. Secondo quanto riferisce Paladini non si sarebbe trovato un canale di comunicazione perché l’associazione culturale che fa capo alla moschea del quartiere San Pio avrebbe voluto “mettere il cappello” all’iniziativa, che in questo modo avrebbe perso il ruolo di super partes nella rappresentazione di un polo culturale aperto. Eppure l’imam di Lecce Saifeddine Maaroufi dice di non aver mai conosciuto Paladini di persona, e di averlo sentito nominare per la prima volta dalla stampa e da associazioni  culturali islamiche di altre città italiane che gli chiedevano lumi sull’apertura imminente dell’ateneo, credendo che fosse coinvolto in prima persona. «Non ci siamo mai incontrati, non ha mai pregato qui e da quello che ho letto l’idea alla base dell’università è quella di creare una classe dirigente islamica italiana, che per stessa definizione finisce con l’escludere i musulmani stranieri ma residenti sul territorio. Come avrei potuto, anche volendo, cercare di imporre una nostra visione se non conosco il promotore dell’iniziativa?»

E poi ci sono delle incongruenze di forma che Saifeddine rileva. «Se si pensa al corso di imam – dice – c’è subito un elemento che stride con l’islam: il corso è aperto a uomini e donne, quando non è previsto che la donna possa ricoprire questo ruolo, e dà diritto ad un attestato che non è mai stato previsto da nessuna parte. Nel bando si legge che i dirigenti che sono in Italia sono spesso stranieri e autoreferenziali, ma possiamo invece affermare che l’imam è eletto dalla comunità di riferimento, e non è una figura alla quale si accede tramite concorso per titoli accademici». Quello che lamenta la comunità islamica non è l’idea, valida e interessante se si dovesse concretizzare, ma le modalità adottate nell’annunciarla senza alcun tipo di confronto. «Perché non ragionare insieme all’Università del Salento e soprattutto insieme a noi? Non perché qualcuno debba dare l’approvazione a un legittimo progetto privato, ma semplicemente per avere un parere, per scambiarsi reciprocamente idee e piani di lavoro, come tra l’altro è previsto dalla nostra religione, sui modi e i tempi di un progetto così delicato e importante. Come si fa a lanciare un’iniziativa sul territorio senza parlare con il territorio?»

© Mauro Consilvio
Giampiero Kalhed Paladini – foto di Mauro Consilvio

 

In realtà Paladini ha fatto qualche incontro col territorio, quantomeno a Monteroni con le associazioni di commercianti. Ma anche in quel caso le perplessità non sono state dipanate. «Qualche mese fa – raccontava Massimo Manca, ex assessore all’Urbanistica e oggi consigliere comunale all’opposizione – qui a Monteroni abbiamo organizzato una raccolta firme come associazione Frontecomune per dire no all’Università islamica. Ma non per un pregiudizio di fondo – assicura – ne abbiamo parlato pubblicamente anche con l’imam di Lecce e il presidente dell’Associazione Nazionale Italia Pakistan, Cristian Karim Benvenuto, e tutti abbiamo espresso gli stessi dubbi circa i  finanziamenti e l’iter di lavoro dell’eventuale struttura. Nulla al momento è stato dettagliato, e fra l’altro i terreni di cui si parla, che avrebbero già quel tipo di destinazione d’uso adatta a costruire poli di formazione, al momento non sono stati frutto di trattativa né di offerta d’acquisto. Quindi cosa si sta aspettando? Ottobre è alle porte. Nel frattempo la nostra intenzione è quella di portare le oltre mille e 500 firme raccolte in Comune e sollecitare una seduta di consiglio comunale e discutere meglio la questione. Anche se al momento – racconta Manca– dopo mesi di dibattiti e notizie sui media, sembra essere calato il silenzio. Proprio alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno accademico».

Confime vanta una lunga esperienza di bandi nel campo della formazione e della cultura: basta entrare nel sito della Confederazione per trovare fra i progetti un’accademia internazionale di cinema, televisione e moda, il Mediterranean University College, l’Istituto Hermes per la promozione della formazione in campo turistico, una tournée teatrale ed espositiva sulla cultura messapica, il nuovo spazio del Gulf Italy per la promozione del made in Italy ad Abu Dhabi. Progetti, dichiarazioni di intenti, con programmi di studio dettagliati fino alle ore di lezione, finalità di intervento e budget a volte già definiti. Le date restano quelle delle pagine di lancio: 2005, 2007, 2011. I siti di queste strutture fanno sempre riferimento, quando ci sono, a quello di Confime, ma non ci sono tracce di avvio dei lavori, di un percorso che si sia concluso o che sia in itinere. Basteranno due settimane nel 2015 per tagliare il nastro di un ateneo?

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In copertina, l’imam di Lecce Saifeddine Maaroufi

 

 

TAG: Federico Negro, Giampiero Kalhed Paladini, Giuseppe Capraro, Luca Sperti, unislamitalia
CAT: Questione islamica, università
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