Lavoro
Come abbiamo smesso di imparare. La quaresima del precario
Ciò di cui non si può raccontare, si deve agire.
Così recitava nel suo foro interiore AMM, aspirante professore di ruolo di storia dell’arte in attesa di concorso. Ascoltando la Passione secondo Matteo di J.S. Bach, pedalando in una Verona deserta, era arrivato, nello spazio e nel tempo; lui alla sede, e il giorno era domani, ma un lieve ostacolo lo divideva dal compiere la propria sorte. Era un foglietto sulla porta automatica a vetri di un albergo di media categoria per turisti stranieri o in viaggio d’affari.
Ci scusiamo per il disagio, per tutto il 2020 l’albergo è chiuso, saremo lieti di rivedervi e di accogliervi felici il prossimo anno.
Mentre la nebbia consumava le sue già scarse diottrie, non riusciva a capire se avesse proprio sbagliato anno. Forse rimanendo chiuso in casa per tanto tempo, senza nessuna scansione temporale che non fossero la sveglia e le sue letture, gli apericena e le lezioni virtuali, aveva perso di vista il calendario, sbagliando anche anno. Forse era tutto un sogno, non c’era mai stato nessun concorso, nessuna lezione, nessun libro. Forse era una invenzione di se stesso.
Apre il suo assistente virtuale, controlla la stessa applicazione sincronizzata sul telefono, sul palmare e sul computer portatile. No, non ha sbagliato, lo dice anche il biglietto del treno. È il febbraio 2021. Si allontana e contempla l’architettura del medio stile geometrile della palazzina albergo, deserta. Ne ricostruisce la storia. Guarda sulla mappa virtuale del navigatore la toponomastica, Lungo Argine dei Carrai. È evidente, qui doveva esserci un passaggio ponte verso la sponda opposta. Guarda la scuola, guarda il residuo di architettura conventuale femminile accanto alla costruzione degli anni Cinquanta, ridisegnata negli anni Dieci, che dovrebbe ospitarlo. Sparite le monache, finito il passo ponte, troncato il giardino, acquisiti terreni, costruita la scuola, costruito il casone, arricchiti gli abitanti, finito il passo ponte, costruite villette a schiera in collina, crisi anni Novanta, venduto il casone, ristrutturato in albergo, grandi affari, crisi 2008, grandi affari, crisi CoViD 19. Fino alla sua prenotazione culminata in un bidone storico.
Sentiva il suo destino legato a quello della costruzione, in un vincolo genetico.
A distoglierlo da quel pensiero, la stessa osservazione imparata nei corridoi di scuola. La sua abilità di lettura del paesaggio non serve a nulla. Non ha nemmeno la macchina per dormici dentro. Si avvicina e legge fino alla fine, per emergenza chiamare il numero #########. Quelle cifre hanno la funzione di asciugare i suoi pensieri, le digita sul telefono e una voce femminile cordiale e suadente gli risponde in modo molto professionale. Il dialogo, iniziato come se tutto fosse normale, si conclude in un tono a metà fra il surreale e lo stupito, con entrambi a fingere, lui un viaggio d’affari irrinunciabile e importante, lei una condizione lavorativa senza sbavature. La vicenda dopo venti minuti di telefonata intercontinentale si conclude con le batterie scariche dello Smart Phone e la voce ormai familiare che lo conduce nel l’unico albergo ancora aperto in città.
Quando arriva e si lancia nella Jacuzzi con la cromo aroma terapia gli sembra la resurrezione, la sua Pasqua.
Devi fare login per commentare
Accedi