Francia, il paese dove il presepe è vietato
Il tribunale amministrativo di Nantes ha ordinato, qualche giorno fa, di ritirare il presepe allestito all’ingresso della sede del Consiglio Generale (l’equivalente della provincia) della Loire Atlantique. Motivo: i giudici hanno accolto il ricorso del presidente della fédération de la Libre pensée de Vendée che aveva reclamava lo smantellamento della natività in quanto “simbolo religioso, di una religione in particolare” quindi contrario al principio di laicità francese. La decisione dei giudici ha scatenato molte polemiche, che sono state amplificate dai social network dove sono nati dei gruppi come Touche pas à ma crèche e Crèche pour tous (“Non toccare il mio presepe” e “Presepio per tutti”, ndr). La contestazione mira a sottolineare la parzialità delle istituzioni repubblicane attuali che, a parole, sono laiche ma che, nei fatti, si dimostrano spesso cristiano-fobiche e tolleranti con altri culti. La prova è venuta alcuni mesi fa dal comune di Parigi dove il neo-sindaco socialista, Anne Hidalgo, ha organizzato una festa per celebrare il Ramadan nel salone delle feste. In passato il suo predecessore, Bertrand Delanoe, era già stato richiamato all’ordine dal prefetto per aver organizzato delle celebrazioni analoghe. Parigi è stata anche il teatro di diversi atti vandalici a danno di chiese e addirittura della cattedrale di Notre Dame, operati dal collettivo delle Femen. Atti che sono stati condannati dalla giunta e dal governo, entrambi di sinistra, solo con molto ritardo. Ad esempio il 20 dicembre 2013, dopo che una Femen aveva mimato “l’aborto di Gesù” sull’altare della chiesa della Madeleine , la condanna di Anne Hidalgo (allora candidata alle elezioni comunali di marzo 2014) era arrivata solo a qualche giorno di distanza. Inoltre il 4 gennaio 2014, durante una trasmissione, Hidalgo aveva dichiarato di “provare della benevolenza per le Femen”. Lo scorso settembre, alcune militanti del collettivo femminista erano state prosciolte dall’accusa di atti vandalici, nonostante avessero preso a martellate una campana esposta all’interno di Notre Dame provocando delle fessure di oltre un centimetro. La loro era stata una “manifestazione” per gridare, all’indomani della rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI, “no more pope“. La decisione del tribunale di Nantes è arrivata inoltre in un periodo in cui la chiesa francese e qualche raro esponente di sinistra, come il ministro degli esteri Laurent Fabius, sono impegnate in azioni concrete di soccorso ai profughi iracheni oppure hanno preso delle posizioni molto dure nei confronti delle violenze contro i cristiani e le minoranze irachene. Non va dimenticato anche che la sentenza è giunta poco più di un mese dopo l’ultima Manif Pourt Tous che ha richiamato oltre 500 mila oppositori alla legge Taubira (che ha introdotto il matrimonio tra persone dello stesso sesso). Per questo il “divieto dei presepi” è vissuto come una ulteriore manifestazione della laicità a geometria variabile della République. Il rischio è ovviamente quello delle strumentalizzazioni da parte delle forze estreme, sia di destra che di sinistra. Allo stesso tempo non mancano le voci di moderati che, pur versando acqua sul fuoco, sottolineano il voler occultare i segni di tradizioni appartenenti alla storia francese, rischia di portare ad un’omologazione in cui solo chi farà la voce più grossa, riuscirà ad imporre i propri riti. Un altro rischio è quello di contravvenire al principio stesso di laicità (ovvero l’equidistanza dello Stato da tutti i culti), tanto caro ai francesi, arrivando, di fatto, a imporre un remake dell’ateismo di Stato.
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