Quirinale
Sulle orme di Oscar Wilde
“Tutte le volte che si parla del tempo provo la chiara sensazione che si voglia parlar d’altro” diceva Oscar Wilde, il quale, però, in altre occasioni, diceva pure: “In una conversazione bisogna sfiorare tutti gli argomenti, senza mai approfondire alcunché.”
I discorsi di fine anno, che siano quelli della buonanima della regina d’Inghilterra, in perfetto Queen English, di Putin, in perfetto russo alcolico, di qualsiasi governante di qualsiasi paese del mondo, alla fine, potrebbero ormai essere scritti dall’Intelligenza Artificiale che analizza genericamente ciò che un popolo si aspetta che il proprio leader dica ma senza scendere in particolari. Secondo i dettami di Oscar Wilde. Forse giusto qualcuno in modo da far partecipare l’uditorio con un fremito patriottico, ma giusto quello. I ghost writer dimostrano anche una scarsa fantasia, a meno che nel loro manuale, com’è probabile, non ci siano dei limiti ben precisi ossia questo non si può dire, quest’altro si dice così, eccetera. Mi piace così, direbbe Katia Ricciarelli.
Anche quello del Presidente Mattarella, due giorni fa, sembrava scritto dall’Intelligenza Artificiale, in quanto centone di molti luoghi comuni e tautologie sparse qui e là, cose note e stranote che magari sarebbe meglio puntualizzare quando si verificano anziché aspettare la fine dell’anno per fare il discorsone.
Non mi ha stupito niente, di questo discorso, devo dire, non c’è stata nessuna eccitante fiammella. Certo, io sono un incontentabile, va detto, però siccome credo di essere una persona consapevole, credo anche di meritarmi un trattamento adeguato. Non l’ho ascoltato in diretta perché preferivo vedere Coppelia dalla Scala su RAI5 (strepitoso!), rete rifugio per apprendere qualcosa di utile anziché sentir sempre litigare gente varia nei talk show.
L’ho ascoltato dopo la registrazione, ho anche letto il mandato, e, sebbene sia un concentrato di buoni sentimenti ho trovato che mancasse il riferimento preciso a fatti, persone e cose correlati tra loro, cosa assai importante perché definirebbe meglio i contesti in cui le cose accadono e perché. Perché non dare un nome ai responsabili? Perché un nome ce l’hanno, coloro. Perché non far capire alle persone di chi è la responsabilità, a livello locale e internazionale, delle storture a cui il Presidente si riferisce?
Ad esempio:
“L’orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità.
La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti.”
Sembrano due pesi e due misure. Quella di Hamas è “orribile ferocia terroristica”, quella del governo israeliano è solamente una “reazione”, sebbene provochi migliaia di vittime CIVILI. Sarebbe stato educativo ascoltare, da parte sua, che entrambe le posizioni sono orrende e feroci, “L’altrettanto orribile e feroce reazione del governo israeliano” avrebbe potuto dire, visto che subito dopo si fa un sermone contro la guerra e contro le sue devastazioni. Anche se ha precisato “del governo israeliano” ossia non del popolo israeliano ma del suo capo.
“La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Sempre più letali. Fonte di enormi guadagni.”
E a chi si riferisce, il Presidente Mattarella? Forse alle fabbriche di armi che in Italia abbondano? Ricordiamo quando l’Italia, governo Renzi, vendeva le armi all’Arabia Saudita perché le usasse contro lo Yemen? Chi le produceva? Erano fonte di enormi guadagni, appunto, ma proviamo a fare nomi e cognomi, una volta tanto? Oppure non si può perché comunque le industrie italiane produttrici di armi sono aziende che danno da mangiare a tante famiglie?
Trovo che, al di là della logica e di una visione certamente molto cattolica, dove si elogiano anche le parole del papa, altro elemento che parla dal suo trono genericamente, senza troppi riferimenti concreti, quindi lasciando in sospeso i suoi giudizi, gesuiticamente, chi vuol capire capisca, venga fuori anche l’ipocrisia che è insita nelle religioni, in questo caso la cattolica.
“Volere la pace non è neutralità; o, peggio, indifferenza, rispetto a ciò che accade: sarebbe ingiusto, e anche piuttosto spregevole.”
Appunto, Presidente, non dicendo i nomi dei responsabili, facendolo capire a milioni di ascoltatori che magari si aspettano qualche parola chiarificatrice in questo caos, soprattutto d’informazione, si rientra nella neutralità. Senza un vero coraggio di dire le cose come stanno si incrementa proprio quell’indifferenza che si condannerebbe perché le persone non riescono a individuare come uscire dall’impasse, senza avere le chiavi per comprendere di chi sia la responsabilità, anche a livelli governativi, spesso frutto di alleanze militari sovranazionali, senza spiegarle alla gente più semplice. Come se ci fosse la mano infelice di un Mangiafuoco che muove le marionette a suo piacimento.
Una lezione di Storia sarebbe stata più proficua anziché un discorso generico da circolo di dame di beneficenza. Mi aspettavo di più, Presidente, soprattutto in un momento come questo, dove lei rappresenta un po’ di luce nell’oscurantismo di questo governo che, purtroppo, hanno scelto gli italiani.
Ma è proprio perché gli italiani hanno scelto questi rappresentanti, indegni di qualsiasi fiducia, e lo dimostrano giorno dopo giorno, che probabilmente si aspettavano qualche parola almeno un po’ più chiarificatrice da lei.
“Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto.”
Esatto. Ma chi votare? Questi che ci sono adesso? Un orrore. Se, guardando alle opposizioni, al presentare i loro candidati, cadono le braccia, dopo essersi sorbiti i comici in trasferta e i pinocchi di Rignano che pretendevano anche di cambiare la Costituzione e che, al referendum a quel proposito, hanno incassato una sonora sconfitta, segnale che gli italiani non si fidavano, chi votare?
Dove sono quegli intellettuali di cui potersi fidare, quei politici che parlano con chiarezza e offrono una reale alternativa, con visioni del passato, del presente e del futuro consapevoli e convincenti, con una preparazione culturale che si possa chiamare realmente così e non piuttosto una parodia della cultura, della politica e della propria faccia?
Chi vorrebbe partecipare alla vita civile esprimendo un suo voto, Presidente, dovrebbe avere dei begli esempi da votare. Altrimenti il risultato è il presente, ossia la banalità (del male), il nulla, la superficialità, l’ignoranza e la voce più grossa impressiona sempre chi non ha i mezzi critici per distinguere. E chi ce li ha diffida delle persone che finora, pur propagando ideali di solidarietà e di uguaglianza, alla fine si è dimostrato incapace di porre un freno alla propaganda volgare e deleteria di queste destre, oltre che di porre le basi reali per un paese dal futuro migliore. Chi voto? Volentieri voterei un Pasolini ma non ne vedo all’orizzonte. Vedo solo scialbe personalità che galleggiano qui e là in questa melma che chiamare politica è un’offesa per il termine. Credo che il suo popolo sia stanco di essere trattato paternalisticamente dicendo di partecipare alla vita del paese col voto e basta. È la qualità del voto ad essere importante.
“Affermare i diritti significa prestare attenzione alle esigenze degli studenti, che vanno aiutati a realizzarsi. Il cui diritto allo studio incontra, nei fatti, ostacoli. A cominciare dai costi di alloggio nelle grandi città universitarie; improponibili per la maggior parte delle famiglie.
Significa rendere effettiva la parità tra donne e uomini: nella società, nel lavoro, nel carico delle responsabilità familiari. Significa non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti.”
Grazie tante, e i responsabili di tutti questi squilibri chi sono? A parte la riforma di Valditara che è un abominio, chi sono gli amministratori nazionali o anche locali che sono proprio i costruttori di questi squilibri? I costi degli alloggi sono stabiliti da persone, non fanno tutto da sé, almeno fino a oggi. Sembra, dal suo discorso, che gli alloggi abbiano una vita propria e aumentino i prezzi perché a loro garba così. Perché non dirlo, anziché restare nel vago e fare comunque bella figura, visto che tutte le parti politiche si sono dette che bel discorso, cicicì e cicicià, e si sono riconosciute nei valori positivi che lei ha inteso trasmettere? Dunque le sventure si sono formate da sole, senza la responsabilità di nessuno. Quindi è perfettamente inutile avere un governo.
La stessa identica cosa vale per altre parti del sermone:
“Il lavoro che manca. Pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione. Quello sottopagato. Quello, sovente, non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti. Il lavoro, a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime. Le immani differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio. Le difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie per tutti. Con liste d’attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi.”.
Sono tutte ovvietà e tutte frutti di atti di volontà ben precisi da parte di chi del lavoro e della sanità PUBBLICA si dovrebbe occupare anche perché riceve un signor stipendio pagato dal popolo italiano. Perché non dirlo a chiare lettere e far rendere conto le persone del raggiro – e chi sono la Volpe e il Gatto – a cui sono state sottoposte?
Bene ha fatto, ad ogni modo, a riconoscere gli esempi positivi del nostro popolo, immensamente più avanti della classe politica che lo governa, elencando la pietà della gente di Cutro, i giovani che spalavano il fango in Romagna, i ragazzi autistici di Pizza aut. E ce ne sarebbero tanti altri ma il paese non può andare avanti solo col volontariato. Uniti saremo pure forti, ma se invece la politica disunisce, separa, infonde odio, senza che nessuno di autorevole faccia sentire alta e inequivocabile la propria voce sui responsabili, la gente senza strumenti critici non riuscirà a individuarli, continuando a farsi buggerare, e il gioco continuerà così com’è andato fino a oggi.
Un’altra cosa che abbiamo apprezzato, comunque, come il perfetto Queen English della regina, è un uso della lingua quasi manzoniano, ottocentesco, arcaico, specialmente in alcuni passi. Rassicurava che la lingua, almeno, è in buone mani.
Tanti auguri.
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