Quirinale

“Silvio il breve”, Presidente della Repubblica?

28 Ottobre 2021

Come a Pipino anche a Silvio sta a pennello “il breve”? Vediamo se possiamo far finta di convincercene. Il re carolingio governò la Francia dal 751 al 768, mentre il Cavaliere di Arcore è balzato in scena nel 1994. Essendo, quest’ultimo, in seguito a travagliate vicende, decaduto come Premier alla fine del 2011, può vantare, come Pipino, un’attività politica da protagonista durata 17 anni. Ma, a nor del vero, altre correlazioni attendibili tra i due personaggi, tranne quella facilmente intuibile, potrebbero rivelarsi azzardate. Il figlio di Carlo Martello sapeva sapientemente tessere ragnatele diplomatiche (i rapporti con la Santa Sede lo portarono all’incoronazione); mentre l’attitudine a fare del falso teatro da parte di Berlusconi ne hanno drasticamente compromesso la reputazione di negoziatore internazionale. Da Gheddafi a Putin, egli ha prediletto nei rapporti diplomatici con gli altri leader, come è noto, le simpatie personali, anteponendole alla ragion di Stato. Pertanto, un’analogia meno ludica tra il monarca e il caimano sarebbe, come è logico, fuori luogo e dal gioco.

Intanto, “Silvio il breve” perché egli ha preferito le scorciatoie giudiziarie; perché ha un concetto minuscolo della cultura; perché guardava a un solo passo da sé quando diceva di agire e lavorare per far stare meglio gli italiani; perché prometteva, in men che un attimo, di risollevare i luoghi colpiti da calamità naturali come L’aquila, o quelli afflitti dalla disorganizzazione di una politica ambientale come Napoli, o ancora, quelli in balia del caos internazionale come Lampedusa; perché ha sempre dato poca importanza al confronto dialettico; perché pensava da corto quando agevolava e promuoveva carriere di smidollati di oscena mediocrità; perché ha amato circondarsi di donne di minore età; perché nello spazio di un tempo stringato non avrà più nessun potere al di fuori delle sue aziende. In tutti gli esempi citati, il minimo comune denominatore, come si potrà notare dai termini in grassetto, è espresso da un concetto di brevità.

Tuttavia, della brevità del nostro politico gli avversari, soprattutto la sinistra, non hanno saputo mettere in mostra che la bassa statura fisica. Il che, francamente, ha evidenziato, anche in modo imbarazzante, i limiti di un pensiero fiacco che ha sguazzato per anni dai giornali ai banchi del parlamento, ovviamente passando per la tv. In verità, al di là di ogni giustizialismo, il breve Silvio andrebbe messo, considerata l’incidenza negativa che egli ha avuto sulla cultura politica del paese, di fronte a un imperativo categorico. Quello kantiano, ovviamente. A Silvio e al residuo dei suoi accoliti tanta gente vorrebbe solo dire, semplicemente, che un comportamento è da considerarsi morale, senza possibilità di confutazione, quando è universalmente riconosciuto come tale, giusto in ogni momento e in ogni situazione. Ogni mancata applicazione di questo comportamento costituisce, a ragion veduta, un’azione immorale: punto! Il nucleo filosofale di Kant non dà nessuna possibilità ai mistificatori di mestiere di tessere pezze per rimediare ai buchi della veste sconcia del loro idolo. Pertanto, tutti coloro, tra giornalisti e politici, che nel frangente sostengono la candidatura di Silvio Berlusconi a Presidente della Repubblica manifestano la più grottesca delle fedeltà a un padrone del tutto improponibile come figura istituzionale, men che meno in quella di Presidente della nazione. Berlusconi ha contribuito pesantemente a svilire di contenuti la politica ed è risultato inadeguato nel ruolo di capo del governo non perché lo affermi chi ne detesta l’indole posticcia, ma perché, verosimilmente, lo sostiene a chiare lettere la storia e, soprattutto, una concezione della politica nella sua versione più schietta e moderna. Via, neanche in uno staterello sudamericano di consorteria sbalestrata si penserebbe di eleggere a Presidente uno che ha avuto tra le sue più strette “amicizie” un pluriomicida della mafia come Vittorio Mangano, ufficialmente “stalliere di Arcore”, e come cortigiana la “nipote” minorenne di Mubarak!

 

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