Quirinale
Piccola guida per Presidenti molto poco probabili
Pochi anni fa camminavo dentro la stazione Termini e rimasi almeno mezzo minuto in trance a guardare degli enormi manifesti con sopra il garofano del Psi, erano fiori sbocciati già appassiti, il suo segretario Nencini con gli slogan cercava di resuscitare l’orgoglio calpestato.
Diversi anni prima aveva proposto addirittura la nascita di un governo ombra alternativo al regime berlusconiano, si sarebbe dovuto riunire a Lugano. Una specie di parodia di lotta partigiana per ricordare che socialisti furono anche uomini come Pertini.
Sopra il mio letto ho un grosso manifesto con il volto di Pertini, lo comprai ad una mostra a lui dedicata.
C’erano stampe di articoli, foto, spezzoni di interviste all’ex presidente, in una dichiarava che nel 1943 aveva quasi preso per il collo il cardinale di Milano, tale Schuster, che cercava di proteggere Mussolini, in procinto di fuggire direzione Svizzera.
Ora tutti si riempiono la bocca con Pertini, è diventato un modello di presidente perfino per gentaglia vestita male come Salvini, può essere utilizzato come un santino, è un icona facilmente vendibile con la sua pipa e l’ esultanza per la vittoria dell’Italia ai Mondiali.
Siamo in epoca di toto nomi per il Colle, una cosa che mi ha sempre divertito è l’abilità dei giornalisti di sciorinare ipotesi senza rendersi conto di non essere per nulla differenti da quelli che pronosticano scambi di mercato e ingaggi di calciatori che mai avverranno.
Ho contato almeno cinquanta nomi di potenziali presidenti della Repubblica, ma in realtà se volessi leggere ogni articolo pubblicato in rete probabilmente il numero supererebbe di gran lunga quota cento, e non c’è dubbio che nei prossimi giorni spunteranno nomi nuovi: esponenti o ex esponenti di qualsiasi organismo, dalla Corte costituzionale alla Cassa Depositi e Prestiti, ex ministri, economisti, giuristi, esperti di diritto amministrativo, esponenti della società civile, divisi e categorizzati per professione di fede, come se fossimo ancora ai tempi dell’alternanza laico-cattolico della Prima Repubblica.
La partita del Quirinale si è ulteriormente complicata rispetto al passato dove almeno restava confinata fra deputati e senatori, si profilano candidature stravaganti, la ricerca spasmodica di una donna che sia carismatica, istituzionale ma non contaminata da troppe frequentazioni di Palazzo, suscita idee bizzarre di autentiche sconosciute.
Ognuno ha il suo candidato, si formano comitati su Facebook, proliferano sondaggi e votazioni on line, entrano in scena scrittori e intellettuali a dire la loro, proponendo nomi di specchiata moralità e competenza che non saranno mai presi in considerazione. Si firmano appelli altisonanti per sentirsi parte dell’evento, neanche stessimo eleggendo il presidente statunitense o quello francese.
Il presidente della Repubblica italiano ha un ruolo per molti versi notarile, eppure casi recenti di presidenti che per carattere, vocazione o necessità sono intervenuti a piedi uniti nel dibattito politico orientandolo e spesso determinandolo, fa ritenere a torto che queste elezioni siano meritevoli di una copertura mediatica costante ed insostenibilmente lunga, soprattutto se consideriamo il giustificato tiepido interesse dell’avventore al bar, nessuno si azzardi a definirlo uomo qualunque.
Malgrado tutto questo, la questione del toto nomi mi continua a intrigare, non posso fare a meno di leggere qualunque articolo ed opinione espressa sull’argomento, seguire retroscena più o meno sapientemente tratteggiati, ammirare tattiche e strategie dei presunti aspiranti, rievocazioni del passato, dai riferimenti al solito Fanfani che sempre tramava per essere alla fine puntualmente sconfitto dal suo stesso partito, ai tentativi frustrati del Divino Giulio Andreotti, o al ruolo di partitini come il PLI o il leggendario PSDI, che ottenevano percentuali bassissime alle elezioni ma esercitavano il loro potere ricattatorio.
All’epoca venivano definiti laici con un’espressione benevolente e progressista ma in realtà non erano diventati altro che gruppuscoli insostenibilmente corrotti, proporzionalmente in misura perfino maggiore rispetto alla stessa DC.
Sono così attratto da questi resoconti fra il pettegolezzo politico, la fantapolitica e il machiavellismo minore perché fin da bambino leggevo troppi quotidiani, la mia dieta informativa eccessivamente squilibrata sul versante attualità. Forse perché mio padre faceva politica a livello locale, oppure perché da infante ero cresciuto con le immagini dei rantoli violentissimi delle BR, atti di impotente crudeltà che avrebbero scatenato un decennio di menefreghismo collettivo.
Divisioni in correnti, governi balneari, lessico da iniziati delle faccende partitocratiche, conoscevo tutto, le composizioni di ogni singola corrente, i loro affiliati,leggevo con idiota perseveranza le cronache delle lotte intestine all’interno della DC, per questo non posso fare a meno di interessarmi a questo tormentone del totonomine.
E per questa ragione ho deciso di compilare una piccola guida per orientarvi in modo che possiate pronunciare qualche frase, nel caso vi fosse mai chiesto un vostro parere su un potenziale Presidente.
Mattarella: Sconosciuto ai più, eternamente stimato in quanto fratello di un politico ucciso per aver combattuto la mafia, il suo momento politico più alto lo ebbe quando con altri esponenti della sinistra democristiana si dimise dal governo Andreotti in opposizione alla legge Mammì che certificava il duopolio Rai Fininvest.Fisicamente vaga rassomiglianza con Cossiga.
Amato: estensore di un famoso testo di diritto costituzionale, l’Amato-Barbera, su cui molti studenti universitari hanno passato sudate ore. Un giurista che si è fatto una immeritata fama di esperto in temi economici, instancabile propugnatore di fondazioni.
Fisicamente forte rassomiglianza con un topo.
Finocchiaro: tipica signora della Sicilia Bene, amante di foulard e del salotto di Bruno Vespa, per un periodo limitato ma intenso fu sbandierata come il volto nuovo della sinistra al femminile, ora superata da giovani donzelle più attraenti, il che la rende saggia e meno visibile, quindi quirinabile.
Fisicamente rassomiglianza stilistica con una tipo Serena Dandini.
Marini: l’ho incontrato diverse volte in un bar famoso vicino casa mia, dalla informalità con la quale era servito dai baristi ritengo che viva nel mio quartiere, dove fra l’altro abita anche Ciampi.Cappuccino e cornetto vuoto, mangiato con discrezione e garbo. Non ho altro da aggiungere.
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