Quirinale
La logica dei social ostacola i rituali della politica
Proviamo a raccogliere alcune riflessioni sulle elezioni presidenziali, per comodità, raggruppate per punti:
– Lo si dice ormai da tempo, ed è vero: i modi della politica di questi anni, caratterizzati da tratti sempre più populisti, enfatici ed emotivi non aiutano il funzionamento delle istituzioni. E la difficoltà di eleggere il Presidente della Repubblica, comportando l’esigenza di un consenso più o meno largo, può essere un sintomo del problema.
– Però, è anche vero che lo stallo di questi giorni è stato, almeno in parte, dovuto al fatto che chi si era assunto l’onere di dare le carte, ovvero Matteo Salvini, non ha giocato molto bene la sua partita, o almeno così sembra. Va pure detto che Pierluigi Bersani nel 2013 non se la cavò molto meglio.
– Un Capo dello Stato eletto dal Parlamento e dai delegati regionali con una permanenza in carica diversa e più lunga di quella della legislatura è di sicuro una raffinatezza istituzionale, ma è possibile che il logorio della storia e altri fattori finiscano, in presenza di particolari criticità, per rendere poco pratico un sistema fatto così.
– Considerato il punto precedente, potrebbe essere auspicabile una riforma costituzionale che giovi al funzionamento delle istituzioni. Vale a dire, per esempio, a titolo di brainstorming e di fantapolitica: non escludere, tra le opzioni possibili, l’elezione diretta del Capo dello Stato oppure ipotizzare un processo elettorale più esteso di quello attuale che, oltre al voto e alla mediazione dei partiti, ammetta un’indicazione popolare e di altri enti, organi e poteri dello Stato. Ma, come sappiamo, per le ragioni esposte all’inizio del discorso e per altre complessità, si tratta di una missione difficile, se non impossibile: non è un caso che i due tentativi di riformare le istituzioni fatti negli ultimi 25 anni siano falliti.
– Conviene augurarsi giorni migliori per la politica italiana, d’accordo, ma è pur vero che quello della politica è, naturalmente, un campo esposto a problemi, difficoltà e tensioni striscianti. E che queste dinamiche finiscono per comporsi nel modo che in un dato momento risulta possibile. Non in base a percorsi astratti e ideali.
– La politica attuale sconta problemi interni, ma anche processi esterni che non sempre si armonizzano con i suoi rituali tradizionali. L’elezione, nel 1971, di Giovanni Leone arrivò al 23mo scrutinio. Per quella di Sandro Pertini, presidente socialista e partigiano, assai amato e popolare, eletto con una brillante intuizione politica nel 1978, mentre lo Stato combatteva contro il terrorismo e l’eversione politica, ci volle il 16mo scrutinio. Non è da escludere che con l’overdose mediatica odierna e l’emotività collettiva dei commenti social i percorsi di quelle e di altre elezioni sarebbero stati più accidentati e che avrebbero sollevato maggiori opposizioni. Non voglio criticare qui l’evoluzione dei media e dell’informazione, ma soltanto provare a vedere le cose nel loro complesso.
– Sintetizzando, Sergio Mattarella è il miglior garante possibile del governo, di questo governo, intendo. Vista la situazione, la migliore scelta possibile, ora, in questo momento.
– Il prossimo Parlamento sarà diverso, forse molto diverso, da quello attuale. E avrà un numero di rappresentanti inferiore di oltre un terzo. Si può presumere che affronterà le principali questioni relative al funzionamento della democrazia in modo differente. Non è possibile dire adesso se le cose funzioneranno meglio, ma forse andranno diversamente.
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