Quirinale
Il Presidente che verrà
I punti di vista sulla seconda presidenza Napolitano sono discordi. C’è chi vede nel Presidente una sorta di Salvatore della Patria e chi, invece, crede che Napolitano con la scusa dell’emergenza nazionale abbia sconfinato le prerogative del Colle. Della tesi “Salvatore della Patria” sappiamo più o meno tutto, ne sono pieni tg e giornali. Merita invece di essere approfondita la tesi sostenuta da chi, come il costituzionalista Michele Ainis sul Corriere dello scorso 23 dicembre, affermava qualcosa di diverso… Scriveva Ainis: C’è sempre un argomento che giustifica la misura eccezionale: forza maggiore. Se non intervengo per decreto, chissà quando si decideranno a intervenire le due Camere. Se non pongo la fiducia, magari mi voteranno contro. E così via, fra un maxi emendamento e una seduta notturna sulla manovra finanziaria, per scongiurare l’esercizio provvisorio. Del resto la XVII legislatura s’aprì con la rielezione del presidente uscente. Non era mai avvenuto, ma quella scelta fu possibile – come disse lo stesso Napolitano – perché la Costituzione aveva lasciato ‘schiusa una finestra per tempi eccezionali’. Dalla forza maggiore deriva l’eccezione, dall’eccezione l’eclissi della regola.
L’attacco del costituzionalista al Colle, seppur celato nel buonismo mainstream nei confronti di Re Giorgio, è pesantissimo. Parlando di ‘eclissi della regola’ è come se Ainis dicesse: Napolitano si è fatto rieleggere con il pretesto dell’eccezionalità e con questo pretesto ha sistematicamente derogato alle regole. Napolitano da garante delle regole diventa garante di un’eccezione “divenuta permanente” visto che “gli ultimi tre esecutivi (Monti, Letta, Renzi) non hanno ricevuto alcun mandato. La loro investitura deriva dalla necessità, dallo stato eccezione”.
Insomma: lo stato di eccezione si fa Stato dell’Eccezione, con tutte le conseguenze che ne derivano. Perché è evidente che per quanto l’eccezione confermi la regola, il Presidente della Repubblica garantisce sulle regole prima che sulle eccezioni. Ed altrettanto evidente, almeno per chi scrive, che un presidente che non abbia il polso fermo davanti all’inganno dell’eccezionalità forse non è il miglior garante delle regole in un Paese che vive in condizioni di eccezionalità permanente.
E’ allora evidente che la logica del “Salvatore della Patria” è ideologicamente sbagliata. Non tanto perché non si possano riconoscere meriti al presidente della Repubblica, quanto perché non è quello il suo ruolo. Il presidente della Repubblica è il Garante, non il Salvatore. Il pilastro che di fronte a qualsiasi terremoto non cede a nessuna pressione esterna. L’arbitro che in una finale di coppa del Mondo non ha paura a tirare fuori un cartellino, espellere un giocatore e restare impassibile fino al 120° (a proposito: siamo sicuri che nel 2011 la presidenza della Repubblica rispose al meglio al push della finanza tedesca per far fuori il governo Berlusconi?).
Il Presidente che verrà dovrà essere un garante irriducibile. Dovrà essere in grado di far capire a tutti che il sistema è impermeabile a influenze esterne. Dovrà saper fare il gioco duro con Bruxelles, non facendosi tirare al contempo per la giacchetta dal partito di turno. Dovrà essere eletto con una maggioranza forte e dovrà avere un consenso popolare forte. Perché al di là di ogni ragionevole dubbio, con l’Europa che farà di tutto per far credere all’Italia di essere uno Stato di Eccezione, spetterà al prossimo presidente della Repubblica, garante dell’unità nazionale, smarcare il nostro Paese da un giogo che ha sottratto alla politica il suo ruolo primario di guida del Paese pur garantendo il rispetto degli accordi presi in sede europea.
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