Quirinale
Chi sarà il prossimo presidente della Repubblica? Io punto su Veltroni
Sbilanciarsi fino a indicare un solo nome per il dopo Napolitano è quasi una follia, soprattutto per chi, com’è il caso del sottoscritto, raramente ne becca una. Eppure tra tutti i nomi che circolano non riesco a trovare nemmeno un serio candidato al Quirinale. Non credo che possano farcela Piero Fassino o Sergio Chiamparino, troppo legati a una storia politica di partito, oggi addirittura locale, e sicuramente non circondati da quell’aura non meglio definita che ogni futuro Capo dello Stato deve possedere.
Non credo alla candidatura di Pier Carlo Padoan, perché non credo che il prossimo presidente possa essere un tecnico, e se anche dovesse farcela qualcuno di così estraneo ai partiti mi sembra difficile che lo diventi qualcuno che è sì un volto di punta del governo Renzi ma di cui nulla si sa dei valori (è laico o cattolico?), del carattere, del carisma. Non credo che possa essere Romano Prodi il nome giusto, perché una volta che Beppe Grillo ha rifiutato il (finto?) assist del premier mi sembra quasi impossibile che Berlusconi dia il via libera per la salita al Quirinale del suo eterno nemico, l’uomo in grado di sconfiggerlo due volte su due negli anni del berlusconismo più forte.
Non credo che possa essere Roberta Pinotti, semi-sconosciuto ministro della Difesa per la quale, in buona parte, valgono gli stessi dubbi che valgono per Padoan. Restando in tema “rosa”, non credo purtroppo nemmeno alle chance di Emma Bonino, che ha tutte le caratteristiche e le carte in regola, ma sconta un carattere non troppo conciliante e sarebbe sicuramente un Capo dello Stato ingombrante, molto forte, e per questo inviso al potere esecutivo e legislativo – senza dimenticare che fu Renzi, pare, a non volerla come ministro degli Esteri.
Lasciamo perdere Giuliano Amato, eterno candidato a ogni ruolo vacante di primo piano che però non piace davvero a nessuno (o almeno questa è la sensazione); lascerei perdere anche Pierferdinando Casini, che magari potrà tornare buono più avanti, quando sarà meno invischiato nella politica attiva e quando magari il “tradito” Berlusconi non sarà più un king maker (ma Casini ha dalla sua il vantaggio di essere cattolico, che in questo momento sembra essere un requisito importante).
Ecco, forse per capire davvero chi può essere presidente della Repubblica vale prima la pena di intenderci su quali sono i king maker, chi sono gli attori che hanno in mano la partita. Io mi limiterei a tre: Renzi, ovviamente, Berlusconi, ovviamente, e la minoranza Pd, più forte in Parlamento che nel paese e in grado, volendo, di bloccare tutto attivando i franchi tiratori (la carica dei 101 contro Prodi non l’ha dimenticata nessuno).
Serve un nome che metta d’accordo tutte e tre queste componenti. E mi sembra che Walter Veltroni possa essere la persona giusta: piace a Renzi che l’ha indicato un po’ come suo “maestro”, soprattutto per la questione della vocazione maggioritaria del Pd; piace (o almeno dovrebbe) alla minoranza Pd, essendo il fondatore del Partito Democratico di comuni origini Pci e probabilmente il candidato più popolare che la sinistra abbia avuto, prima di Renzi, nella seconda Repubblica; soprattutto non dispiace a Berlusconi, visto che Veltroni è l’unico, sempre prima di Renzi, che non l’abbia demonizzato, che l’abbia trattato come un avversario “normale”, che abbia condotto una campagna elettorale in cui non era tutto incentrato sull’antiberlusconismo.
Insomma, nessuno dei tre protagonisti che decideranno del prossimo presidente della Repubblica dovrebbe aver qualche ragione per ostacolare Veltroni, che – mi sembra – possiede anche la giusta personalità per il ruolo. Il che non significa che sia l’uomo giusto, ma che nel gioco delle esclusioni sia l’ultimo a cadere dalla torre. Certo, non è cattolico. Per la precisione “crede di non credere”. Ma forse nella seconda Repubblica l’alternanza laico-cattolico non è più così decisiva.
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