Enti locali

Questa sì che è un’Italia civile, vota solo chi è convinto

24 Novembre 2014

Per un Paese che una vita fa prevedeva addirittura la segnalazione sul casellario giudiziario di chi non aveva votato, oggi dovrebbe essere una giornata gaudiosa. Non ha votato praticamente nessuno, ma tutti gli assenti dalle urne resteranno con la fedina immacolata. Quel tempo ovviamente è troppo lontano, culturalmente e socialmente diverso, per poter essere considerato un paradigma possibile. Ma qualcosa di straordinario e positivo è comunque successo.

A dispetto dello strazio generale, oggi è davvero un giorno di festa per questa povera Italia. Ha votato “solo” la gente che voleva votare, questa domenica sono andati alle urne esclusivamente i cittadini che ci credevano, che avevano un buon motivo per essere sospinti al seggio elettorale, che in tutta serenità hanno valutato che ne valesse la pena. Gli altri sono rimasti a casa, con motivazioni diverse se non opposte, ma certamente non meno nobili. Gli assenti hanno pensato che al mercato delle opzioni (politiche) non ve ne fosse una di loro pieno gradimento. Non siete forse altrettanto severi con la frutta e la verdura che comprate al mercato? Ecco, questa, comprendendo votanti e non votanti, è un’Italia molto civile.

Ciò che da noi oggi produce irrimediabilmente un verso tragico, nei paesi anglosassoni (e non solo) è la norma. In quei luoghi, si ragiona per percentuali modeste e percentuali modeste decidono anche i governi centrali. Modeste, naturalmente, se paragonate al nostro (vagamente) ipocrita unanimismo, che ci ha spinto per un lunghissimo tempo a percentuali di affluenza straordinarie. Questo può consentirci di considerare l’Italia più avanti in termini di decoro complessivo? Difficile, se poi siamo abituati a raccontare i paesi anglosassoni come “la culla della democrazia”. Ma la culla della democrazia – ecco la grande differenza – ha sempre considerato il non-voto come un valore, almeno quanto il voto espresso, e se questo può apparirci rivoluzionario, applicato a quel mondo assume i tratti di un rispetto sacro per le dinamiche politiche applicate agli elettori. Soprattutto, il rapporto tra opposti (presenti e assenti) è molto chiaro: chi non vota sa perfettamente di affidare i suoi destini nelle mani di chi invece sceglierà di andare alle urne, per cui a cose fatte non lamentarsi, né muovere rivendicazioni politiche che la non-partecipazione abbatte ovviamente alla radice. Da noi, invece, spesso ci si lamenta di non aver vinto alla lotteria senza neppure aver comprato lo straccio di un biglietto.

Oggi dunque è un grande giorno per l’Italia civile, perché questa enorme scrematura elettorale fa premio su tutte le ipocrisie. Si sono presentati alle urne solo gli elettori convinti, non i migliori (elettori). Non è una sfida in cui da una parte c’è una scrematura virtuosa e dall’altra una maggioranza irresponsabile. Per ipotesi «colpiste» di questo tipo (cioè da senso di colpa), accomodarsi oltretevere o in qualche vecchia segreteria fumosa. Ogni non-elettore aveva i suoi buoni motivi, persino quella povera anima del segretario emiliano della Fiom, tal Papignani, che in campagna elettorale aveva lanciato il seguente appello: «Fate una sorpresa a Renzi, non votate Bonaccini». Persino questo non-voto ha una sua nobiltà ed è tutto dire.

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