Partiti e politici
Vi racconto gli Yezers, centinaia di (veri) giovani che vogliono fare politica
Sabato, mentre andava in onda la più triste assemblea di partito della storia recente, e mentre Salvini convocava ai gazebo il popoplo leghista per votare il contratto di governo, ho passato un pomeriggio diverso. Politico, politicamente impegnato, e molto diverso. Un’associazione di giovani, Yezers, mi ha invitato a partecipare a una giornata di lavori che stavano organizzando da tempo. Sono per ora alcune centinaia di giovani – due generazioni, gli unde3 30 e i ventenni di oggi – che lavorano da molti mesi, ormai, a costruire un percorso politico.
Vogliono fare un partito? Per ora la parola è proibitissima. “È una start up, la prima start up della politica”, dice sempre Vittorio Dini, il loro ventisettenne presidente che viene dal mondo della consulenza e oggi lavora in una grande azienda italiana. Sono tutti giovani, svegli, hanno studiato, hanno viaggiato e hanno voglia di impegnarsi. Sono carini e parlano tre lingue, direbbero il cattivo e l’invidioso. Tanto hanno voglia di impegnarsi che, al momento, senza poter contare su alcuna ricompensa di alcun tipo, passano una parte importante del loro tempo libero a scrivere spessi documenti sulle policy, sull’energia, la giustizia, l’immigrazione, la scuola e l’università, la previdenza, e così via. Sabato scorso uno degli scopi principali della giornata era, appunto, quello di discutere i risultati dei loro team di ricerca.
Già, “team di ricerca”, “team leader”, e altri lemmi propri della società di consulenza. Sul loro sito trovate tutto, e le parole che girano sono appunto quelle delle società di consulenza, del mondo dell’impresa. Roba che suona inaccettabile per chi, come noi quarantenni (che restiamo comunque “giovani” rispetto al corpo grosso della politica italiana, ma dovremmo specchiarci negli Yezers per capire che non lo siamo) è ancora imprigionato a una politica che passi, in ogni caso, dalle liturgie e dalle codifiche dei partiti che furono, o che avrebbero voluto essere. Eppure, vincendo un po’ di naturale ritrosia, e tenendo in pausa la (anche giusta, motivata critica) alle sacrosante ingenuità di chi si affaccia alla politica avendo 25 anni, è doveroso provare a guardare il bicchiere mezzo pieno, in quest’era di troppi vuoti.
Centianaia di giovani, con un lavoro o comunque con una carriera promettente davanti, buoni studi, tre lingue, ecc, si dedicano in modo importante a pensare politico, vorrebbero molto anche qche quel studiano e hanno da proporre diventasse azione. Vorrebbero che ci fosse la “carbon tax” e hanno studiato diversi modelli. Patrlano di diritti civili comparando le normative, di pensioni e sistema previdenziale, di diritti dei lavoratori nell’epoca della Gig economy, analizzando curve e grafici demografici.
Sono aria fresca, e stanno crescendo. Sono certo che non sono l’unica realtà di questo tipo, e sono la testimonianza di quanta gente giovane, di quanta classe dirigente di domani, abbia voglia di impegnarsi, e non abbia trovato un posto sensato, nel quadro attuale, dove farlo. Sabato mi hanno onorato di un invito e della richiesta di un consiglio che non sono in grado di dare. Messo alle strette ho detto loro che la cosa più importante è che trovino il modo di parlare con chi è diverso e lontano da loro. Con chi non vive come loro, come noi, l’Europa come opportunità, ma come luogo oscuro e cattivo, come centrale delle fatiche di questi anni. Normalmente, quando si arriva su questi tasti, il politico medio ti dice che il problema è l’ignoranza della gente, il populismo che la sfrutta. Diversi tra loro mi hanno avvicinato, alla fine, per dirmi che non avevano mai pensato alle “ragione degli altri”, di quelli che han votato Di Maio o Salvini, e che in effetti era uno spunto giusto, su cui riflettere.
Non sappiamo dove andranno gli Yezers, i rischi di stanchezza, di trovarsi soli tra qualche mese sono alti, connaturati a queste esperienze, ci sono, eccome. Ma aver iniziato questa strada è già la strada giusta. Buon vento a questi giovani che, tra l’altro, presto potrete leggere anche sulle pagine de Gli Stati Generali. La loro fortuna di domani potrebbe essere anche la nostra.
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