Partiti e politici
Vince una strategia in fuga dalla politica di governo?
A rovinare sul buon esito del centrosinistra alle comunali vi sono le dichiarazioni ufficiali e le analisi esplicative dei dirigenti e i giornalisti dello stesso centrosinistra. Ha vinto la politica in fuga dalla politica trasversale e di governo, ma, naturalmente, nessuno lo dice e lo scrive. Il centrosinistra riconquista città importanti e pone all’attenzione degli analisti una strategia che sembra esulare dalle linee programmatiche della vecchia politica dei partiti, speculativa dei sistemi e degli intrecci. Ecco, perché, commenti come quelli di Letta possono risultare addirittura del tutto estranei a un’analisi accorta dell’esito elettorale. “Alla fine paga la linearità e la serietà: vinciamo perché la responsabilità è più importante di tutto, in questo momento difficile serve una politica che sia seria e lineare.” – dichiara un soddisfatto Letta. Ma cosa vuol dire? Lineare rispetto a cosa? Damiano Tommasi, neo-sindaco di Verona del centrosinistra, che ha conquistato il 53,34% dei consensi nel ballottaggio, contro Federico Sboarina del centrodestra, fermatosi al 46,66% potrebbe mai risultare una candidatura lineare alle strategie smussate e ripetitive del PD? Il centrosinistra, a Verona, non conquistava la maggioranza e la poltrona di sindaco da ben 15 anni! Allora, caspiterina, è vero il contrario di quello che va affermando il segretario Enrico Letta! Il centrosinistra a Verona, come altrove, ha vinto con scelte di rottura, disomogenee rispetto al passato e, dunque, lineari solo rispetto alla novità che esse presentavano, non già nei confronti di una concezione di fare politica che ha disaffezionato l’elettorato fino a deluderlo irrimediabilmente, tant’è che anche in questa tornata si è registrato un consistente numero di non votanti.
Lo stesso ragionamento si può fare per Catanzaro, dove Nicola Fiorita, sovvertendo ogni pronostico, è il nuovo sindaco. Il candidato del Pd, del Movimento 5 stelle e di alcune liste civiche ha vinto con una percentuale del 58,24%, superando con ampio margine il suo competitor, Valerio Donato, arrivato al 41,41%, espressione di un’aggregazione politica e civica che ha ammassato insieme, in un unico calderone, rappresentanti del centrodestra e del centrosinistra. E a Monza, dove Paolo Pilotto, candidato del centrosinistra ha sconfitto al ballottaggio con uno strepitoso recupero il il sindaco uscente e candidato del centrodestra, Dario Allevi. Il centrosinistra trionfa ancora a Piacenza, Parma, Alessandria e Cuneo. In quest’ultima città Patrizia Manassero diventa il primo sindaco donna, surclassando lo sfidante di destra Franco Civallero.
Pertanto, e fuor di metafora, pare proprio che il risultato elettorale abbia evidenziato la necessità della sinistra di smettere di essere un laboratorio dilettantistico di acritici pensatori, di disarmanti strateghi e impersonali dirigenti. Al suo interno, ancora oggi, manca un’anima e una mente in grado di rappresentare in maniera consona la base ipercritica, cresciuta a dismisura rispetto al suo apice, sprofondato, ormai, in un manierismo che ha del grottesco. Come forza sentimentale e ideologica, originariamente proiettata verso i diritti e le esigenze delle masse, la sinistra non può ritrarsi, in un frangente storico quanto mai delicato, di fronte alla naturale possibilità di interpretare l’insofferenza popolare tanto tangibile. Abdicare a questo ruolo vuol dire negarsi e consegnare il paese alle destre urlanti e sciatte. Una sinistra che torna a fare la sinistra non è mai perdente. Mai! Neanche se dovesse prendere meno voti della destra.
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